L’Europa e l’italianità – come la pensano le nuove generazioni

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ROCCO RAMPINO

L’Italia è in Europa dal 1952. Molta acqua è passata sotto i ponti, i mezzi di trasporto e le comunicazioni si sono evoluti così tanto che oggi andare da una capitale all’altra dell’Europa ci si impiega lo stesso che muoversi in Italia da una città all’altra. Ecco nascere il progetto Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, che da quasi trent’anni ha mosso fra le varie università europee oltre 2 milioni di studenti in periodi fra i 3 e i 12 mesi per studiare e fare tirocini che si integrano nel proprio percorso studi. In questo progetto, l’Italia manda fuori Paese e nello stesso tempo ospita nella sua nazione circa 20.000 studenti in media ogni anno, uno scambio culturale ed integrativo che arricchisce sia chi ospita che chi sta usufruendo del periodo fuori casa. A tal proposito sono diverse le opinioni dei giovani italiani: si spazia da una maggiore consapevolezza che l’Italia ha bisogno dell’Europa per migliorarsi costantemente , fino ad una forte delusione di un Europa che soffoca sempre più la sovranità e l’identità della nazione. Chi è andato a studiare per un periodo in nazioni come la Germania o l’Inghilterra, nota che essendo loro più ordinati di noi, hanno comunque i loro problemi.

«E’ stata realizzata una spesa certificata di fondi europei pari a 9,2 miliardi di euro; più di quanto si era speso nei precedenti 58 mesi». E’ una dichiarazione del ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca. Con un forte ritardo, anche l’Italia si sta accorgendo che c’è la possibilità di spendere fondi europei finalizzato a progetti di crescita e di sviluppo, di cultura e di ricerca. Della stessa medaglia fanno parte i fondi restituiti alla Comunità Europea perché non spesi secondo le opportunità presentate negli anni, soprattutto nelle regioni del sud Italia.

Secondo una lettera scritta ad alcuni esponenti del Consiglio dei Ministri e ai Presidenti delle Regioni del sud dall’ On. Nicola BONO, Presidente Provincia Regionale di Siracusa, dell’Associazione Province Unesco Sud Italia e Responsabile UPI Settore Cultura e Turismo, si evidenzia fra le altre cose che “il nostro Paese, e soprattutto l’apparato burocratico e amministrativo, ad ogni livello istituzionale, pur collaudato nel bruciare enormi risorse in attività del tutto inutili e improduttive, valide solo per alimentare schiere fameliche di profittatori, ha dimostrato in compenso di essere del tutto incapace di delineare strategie di spesa idonee a utilizzare proficuamente le pur ingenti risorse, che l’UE ha stanziato nei vari programmi pluriennali a favore dei Paesi Membri, e che tanti benefici hanno prodotto ovunque, tranne che in l’Italia.”

Parole forti che sintetizzano una difficoltà degli Enti locali, soprattutto quelli del sud Italia, ad indirizzare le risorse Europee disponibili verso un mantenimento dei beni culturali ed una maggiore occupazione giovanile, sempre più delusi dall’Italia e più desiderosi di andare altrove per esercitare il diritto di lavorare e vivere dignitosamente.

Altri giovani invece vedono nello spirito italiano di sopravvivenza come la chiave per resistere e superare questi momenti di crisi.
Il testo integrale della lettera dell’On. Bono è disponibile sul sito dell’Unione Province d’Italia: http://www.upinet.it/docs/contenuti/2012/11/Lettera%20Governo%20e%20%20Regioni%20Bono.pdf

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