Poveri in canna

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di GIORGIO LUNELLI

6 Gennaio 2012 – Stavolta nella calza, la Befana non ci ha lasciato solo l’atteso carbone dei tempi di crisi, ma anche una sorpresa che è pure una convinzione: l’evasione fiscale si può sconfiggere. A Cortina, nel pieno delle feste, la Guardia di Finanza ha strappato un velo e reso evidente ciò che è sotto gli occhi di tutti: tra i titolari delle macchine di lusso, infatti, ce ne sono molti (quasi la metà!) che al fisco dichiarano redditi da fame. Tante anche le autovetture intestate a società, molte delle quali hanno il bilancio in perdita.

Strano Paese, il nostro. Un Paese dove ci sono più Ferrari, Porche, Maserati, Jaguar che contribuenti con redditi superiori ai duecentocinquanta euro all’anno. Il fenomeno è macroscopico: secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, fra i neo proprietari che hanno appena acquistato un’auto oltre i 185 chilowatt (una vettura “normale” non supera i cento) il 31 per cento dichiara un reddito annuo inferiore ai 20.000 euro e il 36 per cento dichiara tra i 20.000 e 50.000 euro. Insomma, se si incrocia una vettura di lusso, solo in un caso su tre, il proprietario – per il fisco – è una persona benestante.

Nulla di anomalo in un Paese dove si scopre che oltre il 42 per cento dei possessori di barche sono contribuenti Irpef sotto i 20.000 euro e un altro 27 per cento non arriva ai 50 mila euro all’anno.. Stessa cosa per gli aerei: tra i possessori di aeromobili, il 26% dichiara di vivere con meno di 20.000 euro l’anno; un altro 30 per cento, sempre tra coloro che si muovono con l’aereo personale, guadagna dai 30.000 ai 50.000 euro lordi all’anno. A Cortina, la Guardia di Finanza ha fatto – ma anche questo non sorprende – un’altra scoperta. Nei giorni dei controlli, gli incassi di alberghi, bar, ristoranti, gioiellerie, boutique, farmacie, saloni di bellezza sono aumentati notevolmente, sia rispetto al giorno prima, sia allo steso giorno dello scorso anno. Insomma, se c’è il controllo, si incassa di più. Ci sono stati ristoranti che hanno registrato incrementi fino al trecento per cento, ci sono stati commercianti di beni di lusso che hanno incassato quattro volte tanto.

Ma c’è pure chi se l’è presa non con gli evasori (o elusori, o furbetti), ma con chi ha fatto i controlli. “Mi fa orrore un sistema poliziesco come quello messo in atto in una località che patisce lo svantaggio competitivo che viene dal Trentino Alto Adige”, ha reagito l’ex ministro Galan. Che c’entrano il Trentino e l’Alto Adige? Come fossimo noi, trentini e sudtirolesi, l’alibi per evadere le tasse (tesi peraltro non nuova, esplicitata pochi mesi fa dal leghista presidente della provincia di Vicenza).

La lezione si questi giorni è evidenti. Nella lotta all’evasione fiscale, se si vuole, si possono fare passi da gigante. Serve solo saper guardarsi attorno, avere un pizzico di buon senso, fare due incroci informatici. Ma serve, anche, far crescere la capacità collettiva di indignarsi.

di Giorgio Lunelli – www.giorgiolunelli.eu

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