Fiom irresponsabile, Pomigliano a rischio

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di ELIA BANELLI

Il referendum alla Fiat di Pomigliano ha prodotto un risultato al dì sotto delle aspettative: 2.888 lavoratori (il 63,32%) hanno votato sì, contro il no dei 1.1673 (il 36,68%).
L’accordo è passato, ma con l’opposizione di quasi il 37% della forza lavoro, il doppio degli iscritti alla Fiom stessa, principale responsabile del no.
Adesso una nube densa di fumo si abbatte sul futuro di Pomigliano, con il rischio paventato che la Fiat, per una sostanziale mancanza di consenso degli operai, decida di abbandonare il progetto della nuova Panda e di produrre comunque in Polonia, con tanti saluti ai 700 milioni di investimento previsti e la scure sul destino di 5.000 lavoratori della fabbrica e di 15.000 operanti nell’indotto.
Un rischio concreto che la Campania e soprattutto il sud Italia non possono proprio permettersi, con la camorra in agguato pronta ad avviare la fruttuosa campagna di reclutamento tra i nuovi disoccupati.

Un Sergio Marchionne “molto irritato” è volato negli Usa ad occuparsi della Chrysler, mentre i contatti con i sindacati che hanno firmato l’accordo (Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl e Fismic) partiranno la prossima settimana sotto la guida del responsabile delle relazioni industriali Paolo Redabuengo.
La speranza è ovviamente che la Fiat decida di confermare la produzione della Nuova Panda a Pomigliano.
L’alternativa richiederebbe una quantità di investimenti inferiore ed un minor numero di dipendenti.
Tra le ipotesi sul tavolo la realizzazione nel sito campano del modello Ypsilon, anche perchè la piccola Lancia attualmente esce dalla fabbrica di Termini Imerese (destinata a chiudere nel 2011) e ha raggiunto il picco produttivo, con un volume massimo inferiore alle 100.000 unità, una bella differenza rispetto alle 270.000 previste per la Panda a Pomigliano.
Le future Alfa Romeo di alta gamma, nel piano presentato ad aprile, hanno già preso il volo per gli Stati Uniti, al contrario di Mito e Giulietta che restano in Italia.
Ultima soluzione possibile il lancio della newco, la nuova società, che adotterebbe un contratto diverso da quello attuale.
Il problema principale resta l’enorme responsabilità che si è assunta la Fiom nell’opporsi alla sottoscrizione dell’intesa.
La Fiat, delusa dall’esito del referendum, in un comunicato afferma di prendere atto della “impossibilità di trovare condivisione da parte di chi sta ostacolando, con argomentazioni dal nostro punto di vista pretestuose, il piano per il rilancio di Pomigliano”.

Se scontate sono le reazioni stizzite di Confindustria, “c’è un sindacato che non comprende le sfide che abbiamo davanti” dice il presidente Emma Marcegaglia, anche le principali sigle sindacali prendono di mira l’atteggiamento irresponsabile ed anti-storico della Fiom.
Il leader della Cisl Raffaele Bonanni, in conferenza stampa, ha attaccato il fronte del no: “Imparino tutti gli altri che hanno ciarlato come le cicale, a fare invece le formiche, imparino che sarà un’Italia positiva se ciascuno si prenderà le sue responsabilità”.
Più cauto Luigi Angeletti: “se si dovesse sostenere che in Italia le uniche cose che si possono fare richiederebbero l’unanimità, non si farebbe assolutamente nulla”.
Per Bruno Vitali (Fim-Cisl): “altri progetti avrebbero come conseguenza il ridimensionamento di Pomigliano, con molti posti di lavoro in meno”.
Più realista il segretario della Ugl Giovanni Cetrella: “la percentuale dei sì è alta e sufficiente per portare avanti il progetto”.
Pessimista invece il segretario della Fismic, Roberto Di Mauro: “E’ indubbio che Fiat annuncerà l’inevitabile, la rinuncia all’investimento in Italia per farlo in Polonia”. Conclude Di Mauro “un risultato clamoroso e la Fiat deve assumersi tutte le responsabilità di quello che avverrà di negativo nell’area di Pomigliano e non solo, perchè le conseguenze le vedremo anche su Mirafiori”.

I lavoratori polacchi non aspettano che dieci mille Fiom, se è vero quello che afferma il presidente di Solidarnosc in Fiat auto Poland, Wanda Strozyk:
“Il livello dello stabilimento di Tychy che attualmente produce la Panda non è mai stato raggiunto da nessuno stabilimento italiano. I lavoratori di Fiat auto Poland lavorano 6 giorni alla settimana, con straordinari di sabato che superano le 400 ore annuali.
In questa situazione l’attesa dei lavoratori polacchi è che il loro buon lavoro sarà sfruttato e usufruito dal gruppo italiano per il bene comune”.
Auguri Italia, e speriamo che i vetero-marxisti di casa nostra, così sprezzanti di critica ed odio verso il capitalismo dalle loro comodi postazioni internet, sappino trovare la soluzione per i 15.000 nuovi disoccupati di Pomigliano e della Campania.
Gli operai e le loro famiglie disperate si aspettano il nuovo salvatore, rosso naturalmente.

* Liberomercato.net

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