Il libro nero della Magistratura: la critica in Lodi Liberale

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Serata di particolare interesse quella di ieri che ha visto sul parterre di Lodi Liberale in versione Zoom causa epidemia Omicron la presentazione del 158esimo evento di Lodi Liberale con il libro di Stefano ZurloIl libro nero della magistratura. I peccati inconfessati delle toghe italiane nelle sentenze della Sezione disciplinare del CSM“, pubblicato da Baldini+Castoldi, insieme all’autore (Giornalista), Domenico Chiaro (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lodi) e Giorgio Bottani (Avvocato ed Ex Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lodi). L’evento faceva parte della serie di serate in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati, per l’acquisizione dei crediti formativi per la formazione continua.

“La serata sarebbe dovuta essere in presenza, ma è stata deviata sulla modalità on line: il libro presentato è certamente fonte di ampia discussione.” Il Presidente dell’associazione Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha portato insieme uno spaccato di argomentazioni che, in genere, fanno da canto e controcanto alla discussione in merito alla situazione della Magistratura in Italia oggi. “Il libro si concentra sulle sentenze del CSM svelando una serie di casi di mala-magistratura, che non implicano comunque una denuncia nei confronti della magistratura, ma offrono ampio spettro di dialogo.”

Tra il dire e il fare: perché gli errori in Magistratura shockano più di altri

Nomine, spartizioni, accordi sottobanco fra le correnti. Tutto avvilente, per carità. Ma c’è ben altro, ben altre infezioni, nel corpo malato della corporazione togata. Comportamenti e azioni davanti a cui si resta interdetti e si fatica a trovare parole adeguate. Ci sono giudici che hanno depositato sentenze con mesi e mesi di ritardo e altri che hanno dimenticato in cella gli imputati per 51 giorni. Ci sono giudici che hanno chiamato i carabinieri per non pagare il conto al ristorante e altri che hanno smarrito pratiche e fascicoli, vanificando anni di processi. Tutti giudici processati dalla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. Molti sono stati assolti perché c’è quasi sempre una scappatoia: troppo lavoro, il sistema che non funziona, la separazione dalla moglie, la malattia grave di un congiunto. Altri, invece, non sono sfuggiti alla condanna del «Tribunale» dei colleghi con verdetti più di una volta di manica extralarge: l’ammonimento o la censura. Più di rado ecco la perdita di anzianità e, ancora meno, l’espulsione dalla categoria. Sono centinaia i procedimenti disciplinari che si svolgono davanti al CSM: a volte i media ne parlano, della maggior parte invece si tace. Processi celebrati nel silenzio e che nel silenzio si chiudono. “Il libro nero della magistratura”, il nuovo libro di Stefano Zurlo, traducendo dal burocratese le sentenze della Sezione disciplinare del CSM, illumina un versante sconosciuto della giustizia italiana: i peccati inconfessati delle toghe.

Le sanzioni disciplinari

“Ci sono casi in cui si rimane stupiti, non tanto dal comportamento in sé, ma in merito a come vengono effettuati e se vengono effettuati i provvedimenti disciplinari”. Il presidente di Lodi Liberale ha puntato sulla questione che, seppure magistrati, si parla sempre di uomini, quindi di persone non infallibili.

“Questo libro non è un atto di accusa anche se si parla di casi estremi e di situazioni molto critiche – ha detto Stefano Zurlo, giornalista – In un complesso panorama è andato avanti un conflitto che ha visto la Magistratura al centro di molte polemiche, non ultima quella politica, dove il conflitto maggiore e centrale è stato quello di berlusconiani contro non berlusconiani. Ma allora dov’è che la Magistratura lava i panni sporchi? Al CSM, alla sezione disciplinare, per la precisione. Da questa situazione è iniziata la raccolta di carte e documenti, che parlano di una minoranza, che fanno riflettere e che riguardano principalmente il modo in cui vengono trattati i singoli casi degeneranti.”

Stefano Zurlo ha fatto una breve carrellata di esempi in cui i Magistrati di bassa levatura hanno avuto dei comportamenti completamente fuori da ogni schema ammissibile e sono stati però puniti solamente in modo superficiale. Forse perché non era interessante la vicenda a scopo politico o perché la sanzione non ha un peso se il Magistrato ricopre posizioni di favore? In altri casi invece il rigore si esercita. E forse è proprio il fatto che non c’è omogeneità che fa riflettere.

Le diverse questioni in gioco 

L’interessante e senza dubbio chiarificatore intervento del giornalista Stefano Zurlo spiega come mai diventa difficile nella Magistratura fare luce sulle questioni, visto e considerato che sulle diverse posizioni insiste anche la legge sulla privacy che chiude una questione sul motivo per cui non è possibile arrivare a determinare i fatti in modo trasparente. Almeno per la stampa.

Un libro che non spiega esattamente la questione

“Siamo ormai al terzo libro su questo tema – ha detto il Procuratore Domenico Chiaro – il che dimostra un interesse viscerale nei confronti della Magistratura che sbaglia. Il libro in fin dei conti, che parla di 34 casi di persone che rappresentano certe situazioni indifendibili, è in realtà abbastanza noioso, ma parla di casi in cui la pendenza è stata pagata con le dimissioni o le sospensioni, in 11 casi vi sono state delle sanzioni penali oltre che disciplinari. In 10 casi vi sono state sospensioni alla funzione, cioè seppure provvisorie, gravi. In 8 casi vi sono state delle archiviazioni, motivate, che hanno tenuto conto della specificità del procedimento disciplinare, per motivazioni altre, precedenti il fatto.”

Il Procuratore spiega che, nel caso in cui un Magistrato incensurato possa incorrere in fatti che sono anomali, il provvedimento disciplinare, come normale, tiene conto della situazione di insieme, non fa una giustizia a casaccio. Il libro insomma sarebbe una sorta di elenco di casi che non è ragionato. Il libro avrebbe potuto avere un peso maggiore.

Non abbiamo paura di una magistratura libera, forte ed intelligente

“Il libro è un’antologia di casi che non contempla il pensiero del giornalista, nel senso che è solo un punto di partenza per una discussione, non tanto una lettura critica della situazione. Si tratta di casi disperati che sono pienamente riconosciuti come tali – ha detto l’avvocato Giorgio Bottani . che rispecchiano la situazione di persone che sono al limite della situazione personale. Sarebbe interessante capire anche come mai si sono scelti questi casi e quanti altri ce ne sono. La carenza del libro è nel non mettere le sentenze come corredo del libro, in quanto in fin dei conti sono le sentenze che spiegano i casi”.

Le regole condivise

“Si discute molto di intelligenza artificiale, per rendere contezza della facilitazione e omogeneizzazione nella stesura delle motivazioni delle sentenze. Un domani avvocati e magistrati potrebbero non essere più utili nelle funzioni odierne. Le motivazioni legate ai casi anomali sono in qualche modo garanti della loro stessa funzionalità e del loro stesso prestigio, che sono la spina dorsale della funzione in sé.”

Se tutti i Magistrati, dice Bottani, fossero stati allontanati a prescindere, non solo affrontando con lo spostamento di sede per non rendere evidente la disfunzione rispetto al bacino di utenza e all’ambito territoriale. Ma se fossero stati allontanati in modo definitivo dalla Magistratura in sé allora non rappresenterebbero però la funzione della Costituzione italiana, che punta alla riabilitazione di chi sbaglia e non alla cancellazione dai diritti giuridici, civili e anche professionali. A prescindere quindi dal desiderio personale, doloso, dalla propensione dei singoli magistrati. Questo fondamentalmente potrebbe essere il parametro per la valutazione della riforma o della riformulazione di un sistema della magistratura in Italia.

MC

 

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