Exeunt. La Brexit e la fine dell’Europa

Verrà presentato il prossimo 17 maggio a Roma, presso la Sala della Stampa Estera in via dell’Umiltà il nuovo libro di Roberto Caporale “Exeunt. La Brexit e la fine dell’Europa”.
Lucia Annunziata condurrà un dibattito che si prospetta di grande interesse al quale parteciperanno l’Ex Ministro Giulio Tremonti; l’Ambasciatore Sergio Vento, il giurista Fulco Lanchester e l’ex giudice di primo grado presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea nonché giurista e docente universitario Enzo Moavero Milanesi.

Il libro di Caporale rappresenta per molti versi una sorta di terza via rispetto al dibattito attuale sul destino dell’Europa accelerato negli ultimi mesi dall’inizio della procedura di uscita da parte della Gran Bretagna.
E’ possibile – si chiede l’autore – salvare l’Unione europea dalla dissoluzione senza intonarsi ai cori benpensanti del “serve più Europa”? Ed è possibile criticarne le realizzazioni e le sue stesse basi senza confondersi con il ringhio dei nuovi demagoghi, che scoprono con ventennale ritardo le malformazioni del progetto europeo?
In «EXEUNT» Caporale fornisce una risposta positiva a entrambe le domande e, dopo una critica serrata e impietosa condotta tra cronaca e storia, elabora proposte chiare, concrete e attuabili per uscire dall’impasse in cui versa il processo di aggregazione europea dopo la Brexit.
L’Unione Europea va principalmente salvata da se stessa, dalla sua natura utopica e post-democratica, dalla sua autocratica albagia, dall’aver incarnato quella che l’autore definisce una paradossale “globalizzazione inutile”. Solo così si potrà disinnescare l’uso distorto e pericoloso della critica euroscettica, oggi tanto alla moda, che si sta affermando con i successi di movimenti politici illiberali, accomunati da posizioni antimoderne e protezioniste, che avversano il mercato e la solidarietà Atlantica.
L’azione da compiere consiste nell’utilizzare “granelli che blocchino davvero gli ingranaggi e invertano il moto, piuttosto che le martellate date a casaccio dell’uscita dall’euro e del recesso dai Trattati, inferte con vent’anni di ritardo”, cioè con poche misure chiave che intervengano chirurgicamente su ciò per cui il progetto europeo è oggi a un passo dal baratro: la violazione sistematica del principio di sussidiarietà, la pervasività di normativa irragionevole e dannosa, la mancanza di elasticità intrinseca del processo di integrazione.
Nell’ultimo capitolo del libro le proposte su questi temi sono analizzate in modo approfondito. Si tratta, in sintesi, della realizzazione di una nuova meccanica istituzionale, che ruoti su un organismo tecnico che non risponde alla Commissione, capace di garantire l’enforcement del principio di sussidiarietà e che si occupi anche della revisione delle norme che costituiscono l’acquis. Questo nuovo assetto istituzionale va accompagnato con la riforma delle procedure mediante le quali i parlamenti nazionali possono bloccare nuova legislazione e con una drastica semplificazione delle modalità di partecipazione alle cooperazioni rafforzate.
L’ordinamento giuridico europeo è già oggi definito da confini incerti che includono elementi di flessibilità senza i quali l’Unione europea sarebbe già finita. In futuro questa tendenza si rafforzerà: il punto è, allora, se subire questo processo o gestirlo, se continuare ad assistere all’erosione del progetto originario di un’Europa uniforme o se, al contrario, inserire gli attuali elementi della sua destabilizzazione in un sistema coerente, che ne rinnovi la missione e ne confermi gli ideali. Un’evoluzione nella quale la contrazione dello spazio di manovra politica della Commissione è necessaria ma coincide con il tentativo di rafforzare l’Unione, confermando che è possibile conciliare princìpi liberali e valori Atlantici con una posizione europeista.

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