Cile: I due pesi e le due misure dell’Europa. Interviene solo quando c’è un governo (socialista) ad essa non gradito

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Cile: 2600 arresti; 20 morti fra cui un bimbo di 4 anni. E’ il bilancio delle ultime settimane di repressione del governo liberale di Pinera contro le manifestazioni popolari che mirano a denunciare la crisi economica nel Paese e il carovita.

Manifestazioni represse nel sangue e con la presenza dei carri armati nelle strade. Come non si vedeva dai tempi di Pinochet.

Questo è il liberalismo. Come quello di Lenin Moreno in Ecuador, che è stato costretto – dalle proteste di piazza – a ritirare il pacchetto di misure di austerità imposto dal Fondo Monetario Internazionale e dalle sue folli politiche liberali. Liberalismo, come quello dell’argentino Macri, che ha riportato il Paese indietro di decenni.

E’ lo stesso liberalismo che ha portato in Francia i Gilet Gialli in piazza a manifestare da quasi un anni e in Russia i comunisti, i nazionalbolscevichi e il Fronte della Sinistra, contro il liberale Putin.

L’America Latina e l’Eurasia vogliono dire no all’austerità ed al sistema del capitale.

Ma questo malcontento viene represso in vario modo. Violento.

Il Parlamento Europeo si è persino rifiutato di discutere della situazione cilena, rigettando la richiesta dell’eurodeputata spagnola di Podemos Eugenia Rodriguez Palop. Una richiesta rigettata con ben 293 voti (la maggioranza dei quali di eurodeputati che si dicono – pur non essendolo nei fatti – “socialisti”, molti dei quali del PD).

Quel Parlamento Europeo che, quando si trattava di criticare le misure socialiste (e quindi non autoritarie né liberali) del governo Maduro, era in prima linea per approvare ingiuste sanzioni che hanno unicamente affamato la popolazione, come denunciato anche di recente, sulle pagine del quotidiano “El Pais”, dal Ministro degli Affari Esteri del Venezuela Jorge Arreaza, il quale fra l’altro ha affermato: “In Europa sembrano non preoccuparsi delle conseguenze disumane delle misure coercitive unilaterali imposte dall’amministrazione Trump contro la società venezuelana. Spesso definite erroneamente come “sanzioni”, tali misure illegali hanno portato alla violazione più grottesca dei diritti umani, con un impatto diretto su 30 milioni di persone. L’obiettivo è impedire o ostacolare che lo Stato, la principale forza economica che ridistribuisce il reddito nel paese, possa avvalersi del sistema finanziario internazionale per fornire ai venezuelani alimenti, medicine, prodotti di base, garantire il corretto mantenimento delle infrastrutture dei servizi pubblici e privati. L’altra faccia di tale aggressione senza precedenti etichettata come terrorismo economico internazionale, incide gravemente sulle capacità produttive del paese, in particolare attacca l’industria petrolifera, la principale fonte di reddito nazionale e intende far crollare l’economia nel suo insieme”.

E’ lo stesso Parlamento Europeo che, di recente, ha osato persino equiparare il nazismo al comunismo – negando il determinante apporto del secondo alla sconfitta del primo – e quindi falsificando la Storia. Equiparando un totalitarismo criminale e un ideale di emancipazione sociale.

E’ la stessa Europa che oggi pretende di non riconoscere la vittoria del socialista Evo Morales in Bolivia, il quale ha vinto con il 47% dei voti, distaccando di oltre 10 punti il suo avversario e, quindi, per la legge boliviana non occorre il ballottaggio. Ma l’Europa e gli USA no, non possono accettare che un socialista abbia vinto, ancora una volta, in un Paese ricco di risorse che egli vorrà sicuramente distribuire al suo popolo e non cedere alle multinazionali statunitensi e europee, e quindi richiedono che vi sia un secondo turno di ballottaggio, pretendendo dunque di non riconoscere la stessa legge elettorale boliviana. Una vergognosa ingerenza in un Paese sovrano. L’ennesima.

Tutto ciò è molto triste. E’ molto triste per noi cittadini europei, in particolare, perché di fronte a ciò ci sentiamo impotenti o, spesso, queste cose i grandi media nemmeno ce le raccontano e quindi non ne siamo nemmeno informati.

Perché appare sempre più evidente che, quando al governo c’è un presidente amico degli USA o comunque di ideologia liberale – e quindi aperto alle multinazionali USA ed europee – questo vada sempre bene e vada sostenuto. Anche quando commette indicibili repressioni di piazza, come il caso di Pinera. Diversamente, se al governo viene eletto un socialista, sia questi Maduro, Morales (che ha ottenuto risultati splendidi e riconosciuti da tutti, in Bolivia, nei suoi sedici anni di governo), Gheddafi, Assad, questo debba per forza essere rimosso; sanzionato il suo popolo (magari perché lo ha democraticamente votato o lo sostiene); bollato come sanguinario criminale o corrotto. Anche quando la verità è un’altra ed è spesso opposta.

Una verità che i grandi media preferiscono mascherare. Perché non fa comodo ai signori del capitale.

Questa Europa, che è l’Europa dell’austerità; del liberal-capitalismo; della negazione della possibilità per i catalani di avere una propria indipendenza; del non riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Novorossija (perché magari socialiste e antifasciste), è l’esatto opposto dell’Europa dei popoli fratelli ed emancipati immaginata dai nostri Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, che per questo lottarono a rischio della vita e della vita dei loro compagni. Ed è dunque anche l’esatto opposto dell’Europa di Ernesto Rossi, di Randolfo Pacciardi, di Mario Bergamo e dei repubblicani mazziniani e antifascisti del Secondo Risorgimento.

Lo scrittore Eduard Limonov ha dato una ottima definizione dell’Europa di oggi, nell’ambito di una intervista che il giornale francese “Le Point” gli fece nel 2011: “L’Europa sta mentendo quando afferma di difendere il bene, la democrazia, i diritti degli uomini. L’Europa, infatti, sta uccidendo i paesi dissenzienti, i diversi paesi, l’uomo diverso. L’Europa persegue il bene con tutti i mezzi del male. L’Europa è in profonda crisi, in crisi di coscienza. L’Europa è persa”.

E’ importante che i sinceri democratici sappiano. Che i sinceri socialisti sappiano.

E che non smettano di sostenere i propri compagni, ovunque nel mondo. Perché solo così il fiore dell’amore, della fratellanza e della giustizia potranno trionfare sull’odio, sull’egoismo e sulla violenza.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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Nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale, Olnews, Electomagazine, Liberalcafé. Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile. Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019); "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022) e "Ritratti del Socialismo" (2023)

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