Oreo, Ritz e l’olio di palma

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Le false promesse. È quello che i consumatori sentono sull’olio di palma da anni. Perchè ad oggi, purtroppo, il business dell’olio di palma prodotto a discapito delle foreste e dei diritti umani, non si è fermato.

La multinazionale
Mondelēz, proprietaria di marchi noti come Oreo e Ritz, è tra i maggiori acquirenti al mondo di olio di palma.

L’olio di palma è presente in gran parte dei prodotti che acquistiamo. È una materia prima a basso prezzo per le multinazionali che lo commerciano, ma il suo prezzo reale è molto più alto: per poter espandere in maniera indiscriminata le piantagioni di palma da olio (dal cui frutto si ricava l’olio di palma), le torbiere vengono drenate, le foreste vengono bruciate e gli animali perdono il loro habitat naturale.

Inoltre queste piantagioni sorgono su terreni che le multinazionali sottraggono -a volte anche con violenza- alle popolazioni locali. Chi lavora queste terre è vittima di sfruttamento ed esposto a pericolosi pesticidi.

In Indonesia il periodo tra giugno e ottobre è conosciuto come “Musim kabut”, la stagione del fumo: colpa degli incendi che vengono usati dall’industria dell’olio di palma per distruggere torba e foreste in modo da ampliare le coltivazioni.

Ogni anno infatti il circolo si ripete: gli alberi vengono prima abbattuti, poi le torbiere vengono drenate ed infine le foreste vengono bruciate e completamente rase al suolo per far posto alle piantagioni di palma da olio.
Gli anni a seguire, per espandere ancora le piantagioni, si fa ricorso a nuovi incendi. E il circolo ricomincia.

L’impatto di questi incendi è dannoso anche per l’uomo: ogni anno nel Sud est asiatico, oltre 110.000 persone muoiono prematuramente a causa delle nubi tossiche originate dagli incendi forestali.

È l’Indonesia il principale produttore mondiale di olio di palma. Gli oranghi, la tigre e il rinoceronte di Sumatra, animali simbolo di questo Paese, sono in via di estinzione.
A causa degli incendi, se non rimangono soffocati o arsi vivi, sono costretti a fuggire verso luoghi dove spesso non ritrovano il loro habitat naturale e che li rendono facili prede dei bracconieri.

Dopo aver sfruttato indiscriminatamente per anni le foreste presenti sulle isole di Sumatra e Kalimantan, ora le palme da olio stanno arrivando anche nell’ultima isola incontaminata dell’arcipelago indonesiano: la Papua. Qui vivono i meravigliosi uccelli del paradiso, la cui sopravvivenza è minacciata.

Se non fermeremo in tempo la deforestazione causata dalla produzione intensiva dell’olio di palma, perderemo animali e habitat naturali per sempre. (© BERNARD VAN ELEGEM)

Una delle nostre indagini ha rivelato che tra il 2015 e il 2017, 22 dei fornitori di olio di palma di Mondelēz, tra cui Wilmar (il più grande operatore mondiale di olio di palma), hanno distrutto oltre 70 mila ettari di foresta pluviale. Questi fornitori sono stati accusati anche di sfruttamento del lavoro minorile e dei lavoratori, di deforestazione illegale, incendi dolosi e accaparramento di terre.

L’olio di palma può essere prodotto senza deforestare.
Nel 2010 Mondelēz aveva promesso di ripulire la propria filiera dall’olio di palma prodotto a discapito delle foreste e dei diritti umani entro il 2020. Ma ad oggi non è stato ancora fatto nessun passo concreto.

Se le multinazionali non riescono a trovare abbastanza olio di palma prodotto responsabilmente, dovranno iniziare a utilizzarne meno: qualche merendina non può valere l’estinzione degli oranghi e la perdita di parti della foresta pluviale!

Martina Borghi
Campagna Foreste Greenpeace

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