CERCASI CENTRODESTRA LIBERALE

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La scorsa settimana, un commento ineccepibile e coraggioso su La Stampa di Alberto Mingardi, il direttore dell’Istituto Bruno Leoni, ha messo in fila una serie di indizi e ne ha tratto una prova sconfortante: dal mostro Atlante in materia di banche (con il Governo che fa e disfa, con il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti, ecc.) al megapiano Enel (anch’esso…spintaneo!) sulla rete in fibra, passando per le privatizzazioni al palo, tira nel Governo Renzi un’arietta di statalismo e di interventismo pubblico che non promette nulla di buono.

Sarebbe facile evocare la cultura e le radici non liberali di Renzi, le ricorrenti citazioni di La Pira, un certo fanfanismo minore. A mio avviso, pesa di più (e ciò aggrava la prospettiva) un’esigenza tutta politica di Renzi. Sente che la “magia” è finita, che tanti elettori che lo avevano guardato con simpatia non gli credono più o gli credono meno, che (com’era accaduto ai suoi predecessori) ha già perso l’occasione di una vera svolta su tasse e spesa, e allora che fa? Elementare, Watson (o elementare, Sensi: as you prefer). Primo: bisogna occupare militarmente la Rai più ancora di quanto ogni Governo abbia fatto in passato. Secondo: bisogna mettere le manone sulle aziende pubbliche e parapubbliche, blindando ogni nomina. Terzo: bisogna mettere in campo “piani” che si presentino bene sul piano della narrazione, ma che abbiano anche una ricaduta (ehm…) molto territoriale e locale. Un esempio c’era già stato: la risistemazione edilizia delle scuole. Obiettivo desiderabile, bel “racconto”, la prospettiva di una pioggerellina di begli appalti e appaltini…Poi la scarsa attitudine del Governo a dare seguito agli annunci e alle slides ha molto rallentato la macchina. Ma il modello è questo. Controllo del messaggio televisivo, più statalismo interventista per piacere sia ai “grandi” (pezzi di economia pubblica e parapubblica) sia ai “piccini” (qualche “amichetto” sui territori).

Contro tutto questo, servirebbe però un’opposizione culturalmente attrezzata a predisporre una limpida controffensiva liberale. Nel nostro piccolo, come Conservatori e Riformisti, stiamo iniziando una semina. Ma gli altri? Gli attori oggi in campo, anche nel centrodestra? Se la (loro) linea è abbassare l’età pensionabile (e chi se ne frega delle future generazioni), no alle trivelle (e chi se ne frega della nostra indipendenza energetica), più spesa per tutti (pensioni alle mamme, redditi di cittadinanza, occhi azzurri e capelli biondi per tutti, e chi se ne frega di chi pagherà il conto), questo tipo di opposizione diventa l’unica polizza di assicurazione sulla vita per Renzi.

Il quale avrà gioco facile (sui tg “venezuelani” che controlla) a usare queste opposizioni esattamente come il centrodestra del passato usava in tv Rifondazione comunista, dandole ampio spazio: per dimostrare che non c’era un’alternativa credibile.

 
LETTURE

L’analisi (e i numeri) del mago Lynton Crosby sul Telegraph sul referendum inglese del 23 giugno. Ora avanti Remain. Conta quanto i due campi Remain e Leave sapranno portare al voto i rispettivi sostenitori
http://goo.gl/wEZYzH

Bill Kristol sul Weekly Standard evoca Burke, e spiega che i repubblicani devono smettere di piagnucolare e lamentarsi, per battere davvero Trump http://goo.gl/LXiYMv

Michael Rubin su Commentary ci ricorda che il regime iraniano non vuole né crescita né prosperità per il suo popolo. Non ditelo a Renzi, alle ministre e alle Mogherini velate, felici di mostrare sottomissione
https://goo.gl/wkSdHD

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