Usa: fra “shutdown” e ideologia repubblicana

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di DOMENICO MACERI

“Controlliamo la metà di un terzo del governo” e quindi non “possiamo imporre la nostra volontà ad altri gruppi”. Parla John Boehner, repubblicano, presidente della Camera dei Rappresentanti per spiegare che non si possono effettuare tutti i tagli che alcuni del suo partito desiderano.

Boehner si trova in una situazione difficile perché deve fare i conti con la maggioranza democratica al Senato ma allo stesso tempo calmare gli urlatori del Tea Party che vogliono tagli troppo drastici.
Boehner ha negoziato con la Casa Bianca ed i legislatori democratici al Senato per tagliare 61 miliardi di dollari al bilancio di quest’anno. All’ultimo momento si è raggiunto l’accordo che ha impedito lo scatto del noto “shutdown” che avrebbe creato il caos ai servizi non “essenziali”.

Boehner non ha ottenuto tutto ciò che voleva ma ha avuto successo dati i tagli di 38,5 miliardi di dollari al bilancio annuale, ossia il 63% della proposta iniziale dei repubblicani. Non si tratta di tagli senza conseguenza ma ciò che preoccupa di più sono i tagli stratosferici per i prossimi dieci anni proposti recentemente dal parlamentare Paul Ryan, Chairman della commissione al bilancio della Camera.

Si tratta di una roadmap che ridurrebbe il bilancio americano di 6200 miliardi di dollari con il proposito di ridurre il deficit del Paese e condurre alla “prosperità”.
I tagli proposti da Ryan sono tipici della filosofia repubblicana di ridurre il ruolo del governo. Si tratta in effetti di una lotta ideologica sugli obblighi e le responsabilità del governo verso i cittadini. Consiste di una privatizzazione della sanità per quelli meno di 55 anni. Invece del servizio sanitario di Medicare che continuerebbe per gli anziani si offrirebbero dei “support systems”, in effetti un voucher che gli individui userebbero per comprarsi l’assicurazione medica. In effetti, si privatizzerebbe la sanità per i futuri anziani, qualcosa che l’ex presidente George Bush aveva cercato di fare anche se parzialmente con il Medicare Part D, che ha beneficiato in grande misura le aziende farmaceutiche.

I risparmi al servizio di Medicare nei prossimi dieci anni sarebbero di 30 miliardi di dollari, una cifra “minuscola” perché non toccherebbe gli individui di 55 anni ed oltre. Ryan sa bene che questo gruppo vota e gli anziani non si possono toccare anche perché hanno una potente lobby. Divide dunque le generazioni mettendo i figli ed i padri contro i nonni.
Nel caso del Medicaid, invece, il sistema di sanità per i poveri ed i bambini, i tagli sarebbero di 771 miliardi. Medicaid, nel piano di Ryan, si convertirebbe in sistema di “block grants”, fondi limitati offerti agli Stati per affrontare la sanità dei meno abbienti. In effetti, gli Stati avrebbero la scelta di offrire o non i servizi di sanità ai più poveri.

Ovviamente, da buonissimo repubblicano, Paul deve anche tagliare le tasse ai ricchi. La responsabilità fiscale scenderebbe dal 35% al 25% per le classi alte e renderebbe permanente le riduzioni temporanee approvate da Bush ed estese da Barack Obama l’anno scorso.
Una roadmap che ha ricevuto elogi dal Wall Street Journal. Ovviamente, Wall Street aveva già ricevuto un sacco di agevolazioni di libertà di agire che hanno causato la bancarotta due anni fa a non pochi americani ed anche serie conseguenze ai mercati mondiali.

In sostanza il piano di Ryan non fa altro che ripetere i soliti cliché repubblicani che le tasse basse e la privatizzazione risolvono tutti i problemi. Secondo Ryan, il suo piano ridurrebbe la disoccupazione al 4% nel 2015, una cifra illusoria. Se ciò fosse vero le riduzioni alle tasse effettuate da Bush avrebbero dovuto creare milioni di posti di lavoro. Ciò non è avvenuto.

Ryan ha spiegato il suo piano dei block grants per il Medicaid dicendo che fornirà agli Stati “la flessibilità di cui hanno bisogno per assistere le classi più vulnerabili”. Solo un repubblicano che vuole apportare tagli di 771 miliardi a un programma può dire un’incongruenza del genere.

Domenico Maceri, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

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