Domani l’Azerbaigian scende in piazza. I social network ancora protagonisti

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di ANTONIO PICASSO

In Azerbaigian domani scenderanno in piazza i cittadini autoconvocati attraverso appelli pubblicati su Facebook e su altre piattaforme sociali di Internet. Una modalità di convocazione, in un paese abitato per il 90 per cento da islamici, che trae ispirazione dalle manifestazioni che, in Egitto, sono riuscite a rovesciare il regime del presidente Hosni Mubarak. Le autorità azere fanno sfoggio di una certa sicurezza. “La sociologia è una scienza precisa e ogni sondaggio della pubblica opinione fatto da esperti locali ed esteri conferma che il presidente Ilham Aliev ha un alto tasso di fiducia. La fiducia nei suoi confronti sta al 70-85 per cento da quando è diventato presidente nel 2003. Quindi tutti gli appelli per manifestazioni di protesta non otterranno il sosgtegno popolare”, ha affermato una fonte dell’amministrazione presidenziale interpellata dall’agenzia di stampa Interfax. “L’Azerbaigian – ha continuato – ha ottenuto una crescita senza precedenti nonostante la crisi della finanza globale. IL paese è stato tra i primi al mondo per crescita di Pil per diversi anni. Questo progresso ha avuto un effetto sugli standard di vita”.

Secondo la fonte, l’appello alla manifestazione di domani è stata fatta da gente che non vive in Azerbaigian. “Questa gente vedrà l’11 marzo che il loro appello è ignorato dal popolo e capirà l’enorme differenza che esiste tra il mondo virtuale e quello reale”, ha detto ancora la fonte dell’ufficio presidenziale. Nonostante l’ostentata sicurezza, tuttavia a Baku qualche preoccupazione deve esserci.

Il mese scorso, secondo quanto ha scritto il Washington Times, un giovane militante è stato arrestato per aver invitato su Facebook a fare come in Egitto. Inoltre sono state lanciate operazioni contro la corruzione e s’è chiesto ai funzionari pubblici di non irritare i cittadini. L’Azerbaigian soffre endemicamente di problemi connessi alla corruzione del suo apparato pubblico. Transparency International colloca Baku al 134mo posto su 178 per percezione della corruzione da parte dei cittadini. Il paese è guidato dal 2003 da Ilham Aliev, succeduto al padre Heydar Aliev nel primo caso di successione dinastica nell’ex Unione sovietica. Le ultime elezioni politiche si sono tenute a novembre dello scorso anno e hanno visto stravincere la formazione più vicina ad Aliev, Yeni Azerbaigian. L’opposizione non ha accettato i risultati e ha parlato di brogli.

L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) non ha riconosciuto al processo elettorale i criteri di democraticità. Il paese è considerato fondamentale nella strategia energetica euro-asiatica. Ricchissimo di idrocarburi, esporta petrolio in Turchia attraverso un oleodotto – il Baku-Tbilisi-Ceyhan – fortemente voluto dagli Stati uniti ed è corteggiato dall’Unione europea perché dovrebbe diventare il principale fornitore del progettato gasdotto trans-europeo Nabucco. parallelamente, anche la Russia punta ad aggiudicarsi sue forniture di gas

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