Speciale Binari e Miliardi: Intervista all’Imprenditore Vito Miceli, la Voce della Railway Italiana

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In occasione dell’Assemblea Annuale 2025 “CONNESSIONI”, abbiamo incontrato l’imprenditore Vito Miceli per fare il punto sui nodi cruciali del Paese: dal PNRR ai pagamenti, dalla sicurezza all’ambizione di un’Italia davvero hub logistico.

Vito Miceli è il Presidente di ANCEFERR, ma la sua autorevolezza va oltre la carica: è la sentinella della railway italiana. La sua figura incarna la storia e la competenza di migliaia di lavoratori che, ogni notte, costruiscono e garantiscono la sicurezza dei nostri binari. Miceli è la voce che traduce i tecnicismi dei cantieri in chiare richieste al Governo e ai vertici del Gruppo FS. Le sue posizioni sono dirette, spesso scomode, ma essenziali per difendere la qualità e la sostenibilità economica delle imprese specializzate.

Chi è e cosa fa ANCEFERR?

Treno in esercizio

L’ANCEFERR – Associazione Nazionale Costruttori Edili Ferroviari Riuniti – nasce nel 2011 con un obiettivo preciso: creare un sodalizio di collaborazione e tutela per le imprese che operano nel settore ferroviario. A differenza di altri comparti edili, la railway vive di problematiche complesse e ha peculiarità operative e strutturali uniche, come lavorare su linee in esercizio (cioè quando i treni passano).

L’Associazione non è aperta a tutti. Possono aderire solo operatori economici in possesso di specifiche attestazioni di qualificazione (SOA) e, soprattutto, che siano iscritti al “Sistema di Qualificazione delle imprese per l’esecuzione di opere civili sulla sede ferroviaria su linee in esercizio” e/o nelle gallerie, entrambi istituiti da Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Questo assicura che ANCEFERR rappresenti l’eccellenza, composta da aziende che hanno fatto massimi investimenti in sicurezza e formazione.

Stazione realizzata dalle imprese ANCEFERR

I suoi obiettivi vanno dalla tutela degli interessi morali e materiali degli associati (pensiamo al nodo dei pagamenti) allo sviluppo di un contratto collettivo di settore, dalla promozione della formazione professionale del personale (come il proposto Tecnico di Cantiere Ferroviario) alla collaborazione con gli enti di normazione per l’aggiornamento tecnico.

Il comparto rappresentato da Anceferr oggi muove oltre 6 miliardi di euro di valore economico, con 6.000 lavoratori diretti e oltre 30.000 occupati complessivi nella filiera. Ogni notte operano 1.000 addetti con più di 500 mezzi, impegnati nella manutenzione di una rete che conta 2 milioni di componenti e apparecchiature ferroviarie in manutenzione ogni anno.

Solo nel 2025, le imprese aderenti hanno realizzato oltre 120 ore di formazione per ciascun dipendente, a testimonianza di un impegno costante su qualità, sicurezza e innovazione.

Solo nel 2025, le imprese aderenti hanno realizzato oltre 120 ore di formazione per ciascun dipendente, a testimonianza di un impegno costante su qualità, sicurezza e innovazione.

In sintesi, ANCEFERR non è solo un’associazione di categoria, ma il partner tecnico strategico del committente pubblico, impegnato a garantire che la filiera sia solida, qualificata e sostenibile.

Il Ruolo Strategico e le Sfide Quotidiane

Il Presidente dell’ANCEFERR Voto Miceli

Patrizia Boi (Intervistatrice): Vito, partiamo dal titolo della vostra Assemblea: “CONNESSIONI”. Ci hai detto che va oltre il binario. Per chi non è del mestiere, cosa significa concretamente che le connessioni si misurano in Ambiente, Sociale e Governance (ESG)?

Vito Miceli: Sai che la mia filosofia è chiara: l’errore è pensare che facciamo solo buchi e mettiamo ferro. Oggi costruire nella railway è un atto di responsabilità a 360 gradi. La “A” di Ambiente è la nostra base: il treno inquina già meno dell’auto o del camion. Ma noi dobbiamo estendere questo concetto usando materiali riciclabili e processi a basso impatto. La “G” di Governance significa che vogliamo trasparenza assoluta e buona gestione dei processi. Ma la “S” di Sociale è per me la cosa più importante: significa sicurezza in cantiere, formazione continua e stabilità per le nostre 6.000 persone che lavorano direttamente e le oltre 30.000 nell’indotto. Non si tratta solo di fare un’opera, ma di realizzarla con rispetto per chi ci lavora e per il pianeta.

Patrizia Boi: Restiamo sulla filiera. Hai lanciato un avvertimento: non si deve abbassare la guardia sulla qualificazione delle imprese. Qual è il rischio operativo e di sicurezza immediato se si allarga troppo l’accesso al sistema in nome di una “concorrenza apparente”?

Vito Miceli: Guarda, è semplice e va spiegato bene: il cantiere ferroviario in esercizio non è la buca per strada. Significa operare di notte, a pochi centimetri dai binari su cui passano i treni, con protocolli di sicurezza rigidissimi. Se abbassiamo i requisiti di qualificazione, entra gente meno preparata, con mezzi non all’altezza, che magari non ha investito le 120 ore di formazione per dipendente che facciamo noi. Il rischio immediato è un calo della qualità che mette a repentaglio la stabilità dell’opera e, peggio ancora, la vita dei lavoratori e la sicurezza della circolazione. La sicurezza, quando si parla di treni, non si può negoziare in nome della concorrenza.

L’Amministratore Delegato di RFI, Aldo Isi

Patrizia Boi: Affrontiamo il nodo più caldo per voi: la sostenibilità economica. C’è un disallineamento stimato in 2,5 miliardi di euro tra le richieste di compensazione e i fondi disponibili. Ci spieghi meglio questo meccanismo: cosa succede domani a un’impresa che non viene risarcita per l’aumento dei costi dei materiali dovuto all’inflazione?

Vito Miceli: Questo è un tema cruciale, Patrizia, e non stiamo parlando di “scopertura” ma di un deficit di fondi rispetto a un diritto riconosciuto. Durante gli anni scorsi, i costi di materie prime ed energia sono esplosi. Lo Stato, con il Decreto Aiuti, ha riconosciuto che le imprese avevano diritto a un risarcimento (una compensazione) per evitare di lavorare in perdita. Bene, le domande sono state presentate, i lavori sono stati fatti. Il problema è che i fondi stanziati sono insufficienti rispetto al volume delle domande. In pratica, l’impresa rischia di dover assorbire in proprio i costi della crisi per un lavoro già eseguito e riconosciuto. Questo mina la liquidità, blocca gli investimenti in tecnologia e formazione e, nel peggiore dei casi, può portare l’impresa al fallimento. Chiediamo giustizia contrattuale e un’azione tempestiva in Legge di Bilancio per colmare questo divario.

Patrizia Boi: Parliamo del futuro oltre il PNRR (2026). Cosa chiedi di fondamentale al Governo per dare continuità agli investimenti e alla programmazione della railway, in modo che la crescita non si fermi di colpo?

Vito Miceli: Chiedo di guardare oltre l’emergenza PNRR. Non possiamo ripetere l’errore storico di concentrare gli investimenti in pochi anni per poi lasciar morire il settore. Serve una programmazione pluriennale chiara, che dia certezze sulle risorse non solo per finire i corridoi europei, ma soprattutto per la manutenzione e l’ammodernamento della rete regionale. La crescita deve essere sistemica e duratura.

Viceministro Edoardo Rixi

Patrizia Boi: Il Viceministro Rixi ha assicurato che le nuove opere non penalizzeranno la manutenzione e che ci sarà continuità nelle risorse. Siete rassicurati, o vi aspettate subito un impegno più vincolante?

Vito Miceli: Riconosciamo l’impegno del Viceministro, che giustamente afferma che manutenzione e nuove opere sono due facce della stessa medaglia. Ma le parole devono tradursi in fatti concreti, soprattutto nel saldo delle compensazioni e in stanziamenti certi nella Legge di Bilancio per evitare che, finiti i fondi PNRR, l’attenzione torni a calare. Il Governo ci vede come la spina dorsale del sistema ferroviario e logistico del Mediterraneo, quindi è cruciale che ci metta in condizione di operare, garantendo anche quei fondi.

Patrizia Boi: Rixi vuole un’Italia hub ferroviario e logistico del Mediterraneo. Quali sono i colli di bottiglia che bloccano questa ambizione?

Vito Miceli: L’ambizione è grande, ma ci sono tre nodi che vanno sciolti per rendere l’Italia un vero hub:

  1. L’Intermodalità ferma: In Europa, la media di merci trasportate su ferro è del 18%. Noi siamo fermi all’11%. Siamo troppo dipendenti dal trasporto su gomma, che è meno ecologico e crea più congestione. Dobbiamo rendere il treno la scelta più efficiente.
  2. I Raccordi Portuali Inadeguati: Se si guarda una mappa, solo pochi porti – come Genova, Trieste e La Spezia – hanno collegamenti ferroviari davvero efficienti. In molti altri scali, i cosiddetti “raccordi ultimo miglio” (cioè i brevi binari che connettono il porto alla rete nazionale) sono assenti o troppo vecchi. Il treno non arriva dove serve e la merce rimane bloccata in attesa.
  3. L’Efficienza Gestionale nei Terminal: Non è solo un problema di binari. Spesso, nei grandi terminal logistici, manca una regia unica che coordini le manovre e la gestione delle tracce (immagina i “percorsi” o gli “slot” orari assegnati ai treni merci). Questo crea rallentamenti, inefficienze e rende il trasporto su ferro meno affidabile della gomma.

Patrizia Boi: L’AD di RFI, Aldo Isi, ha promesso tre priorità: sicurezza, qualità e investimenti. Ha anche dato una buona notizia sui pagamenti in corso. Ma tu hai proposto la Cabina di Regia permanente RFI-Italferr-ANCEFERR. C’è stata apertura su questo tavolo di confronto strutturale?

Vito Miceli: La notizia sui pagamenti ordinari è positiva. Sulla Cabina, la nostra richiesta è forte: serve un atto di fiducia formale. Il problema sui cantieri PNRR è spesso amministrativo e progettuale. I tempi di validazione dei progetti sono troppo lunghi, e questo crea rallentamenti e costi per noi. La Cabina servirebbe a creare un nuovo equilibrio operativo e a risolvere le criticità in itinere, in corso d’opera, mettendo insieme committente (RFI), progettista (Italferr) e appaltatore (noi) per una programmazione condivisa.

Patrizia Boi: Sabrina De Filippis di FS Logistix e l’intermodalità. Vito, perché in Italia siamo così indietro con il trasporto merci su ferro? Chi deve muoversi per primo per recuperare l’efficienza?

Vito Miceli: Dobbiamo fare un salto culturale. Chi deve muoversi per primo è la regia unica nazionale sulla logistica. Dobbiamo coordinare le politiche di investimento per rendere il trasporto su ferro più conveniente, più rapido e più semplice del trasporto su gomma. Finché l’autostrada è più rapida, la merce non va sul treno.

Etica, Tecnologia e Umanesimo

Patrizia Boi: All’Assemblea è intervenuto Monsignor Vincenzo Paglia e, parlando di intelligenza artificiale, ha toccato temi che vanno al cuore dell’etica del lavoro, sottolineando che “l’uomo guida la macchina, non il contrario”. La sua presenza aggiunge un elemento di riflessione sulla necessità di una “Algor-etica” contro l’“Algo-crazia”. Cosa vi aspettate da questo confronto?

Vito Miceli con il Monsignor Vincenzo Paglia

Vito Miceli: L’intervento di Monsignor Paglia è stato un momento fondamentale perché ha ricondotto la tecnologia e il nostro lavoro alla loro dimensione più profonda: la persona. Ci ha ricordato che, proprio come i nostri treni non possono correre a 300 chilometri orari senza macchinista, non possiamo abbandonare la guida etica dell’innovazione. Il concetto di “Algor-etica” contro l’“Algo-crazia” è calzante: la tecnologia deve servire allo sviluppo umano, non al controllo o alla discriminazione. Le nostre aziende, pur essendo altamente ingegneristiche, devono mettere l’umanesimo al centro per evitare il rischio di una “stupidità umana” che abusa degli strumenti.

Patrizia Boi: Monsignor Paglia ha concluso dicendo che l’ingegneria ha bisogno della poesia, della letteratura e dell’etica, in linea con la lezione del Rinascimento. Come si traduce questo nell’operatività di ANCEFERR?

Vito Miceli: Si traduce in un principio chiaro: umanizzare la tecnologia, non tecnologizzare l’uomo. Noi crediamo nel Tecnico di Cantiere Ferroviario non solo perché sa usare il Gemello Digitale o altri strumenti avanzati, ma perché ha la coscienza della sicurezza e la consapevolezza etica del suo impatto. Dobbiamo ritrovare l’unità delle scienze e delle arti. L’etica è il nostro “accordo internazionale” sui binari: significa zero tolleranza per il lavoro irregolare, dignità delle retribuzioni e investimenti costanti per salvaguardare la vita e la salute dei nostri operai. La presenza di Monsignor Paglia è un monito a non separare mai il profitto dalla Responsabilità Sociale verso chi è in cantiere e verso il Paese.

Patrizia Boi: La ferrovia connette persone e comunità. In che modo la vostra attività di costruttori si sposa con il concetto di “benessere sociale”? Ci sono progetti specifici per le comunità locali toccate dai cantieri?

Vito Miceli: Il benessere sociale parte dalla stabilità occupazionale e dalla dignità che offriamo ai nostri lavoratori. Ma a livello territoriale, si concretizza nel nostro impegno a ridurre i disagi dei cantieri per le comunità, investire in materiali a basso impatto e contribuire all’intermodalità che, spostando merci dalla strada al ferro, migliora la qualità dell’aria e riduce il traffico. La ferrovia è, per sua natura, uno strumento di coesione, e noi dobbiamo agire di conseguenza, valorizzando il capitale umano e il territorio.

Vito Miceli con Ugo Dibennardo, direttore strategie e pianificazione di Italferr, Domenico Scida, direttore tecnico di Trenitalia

Patrizia Boi: Hai parlato di crescita misurabile non solo in opere, ma in “impatti positivi e duraturi” sul territorio. Qual è l’obiettivo non numerico che ANCEFERR si pone per i prossimi tre anni?

Vito Miceli: L’obiettivo principale è duplice: attrarre l’interesse dei giovani e ottenere una riduzione significativa degli infortuni tramite la formazione e l’innovazione. Vogliamo che la filiera railway sia percepita come un settore ad alta specializzazione, sicuro e etico.

Patrizia Boi: Hai parlato di “tempo del coraggio”. Se dovessi indicare l’atto di coraggio più grande che ti aspetti personalmente dall’AD di RFI e dall’AD di FS Logistix nei prossimi 12 mesi, quale sarebbe, e perché?

Vito Miceli: Dall’AD di RFI mi aspetto il coraggio di ufficializzare e rendere operativa la Cabina di Regia permanente con ANCEFERR. Significa un atto di fiducia e di vera coprogettazione per snellire i processi. Dall’AD di FS Logistix mi aspetto il coraggio di guidare un piano shock sull’intermodalità, rendendo il trasporto merci su ferro irresistibile per i costi e l’efficienza.

Patrizia Boi: Messaggio finale: cosa vuoi dire oggi l’uomo Miceli, forte di una lunga esperienza, a chi deve prendere decisioni sulla filiera ferroviaria italiana? Un consiglio secco.

Vito Miceli: Il consiglio è secco: Guardate oltre l’emergenza PNRR. Il futuro non è un anno e mezzo. La filiera è un patrimonio prezioso: dategli regole chiare, pagamenti certi (risolvendo il nodo compensazioni) e fiducia in una visione di lungo periodo. Voi ci date la programmazione, noi vi diamo la sicurezza e lo sviluppo che il Paese merita.

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