L’erba e le sue buone ragioni. Perché liberalizzare la cannabis conviene alla società

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Nella 246esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “L’erba e le sue buone ragioni. Perché liberalizzare la cannabis conviene alla società” insieme a Nadia Ferrigo (Giornalista), Marco Taradash (Giornalista) e Luca Marola (Imprenditore). Ha introdotto e coordinato la serata Lorenzo Maggi (Presidente di Lodi Liberale).

 

Con questo terzo incontro dal vivo della XIII stagione di incontri con Lodi Liberale si ribadisce la presenza di un’associazione culturale molto diversa dalle altre: l’associazione si basa sull’attività del volontariato e l’attività è sempre garantita dai soci, in costante aumento.

 

L’associazione vuol ribadire che il concetto di libertà, politica e sociale, è molto labile e che i diritti che si sono conquistati non sono da darsi per scontati, perché in poco tempo si possono perdere. In tema di proibizionismo l’associazione ha già affrontato l’argomento, ma il testo in questione è forse il più recente e il più importante del tipo.

 

Il proibizionismo limita gli atti di libertà tra adulti consenzienti: non c’è motivo per cui il commercio dell’erba debba essere considerato un reato e che vendere erba sia considerato un reato.

 

Liberalizzare l’erba porterebbe un introito in tasse allo Stato, creerebbe maggiore sicurezza nella compravendita, aumenterebbe un settore di lavoro e consentirebbe la produzione in Italia di questa pianta, creando un miglioramento della filiera. Un tema di questo tipo è importantissimo per cominciare a discutere di libertà.

 

La giornalista de “La Stampa” Nadia Ferrigo segue questo argomento da diversi anni: segue anche un podcast per “Il Post” on line. Il suo libro è dedicato ai disobbedienti: persone che si sono dedicate a combattere e lavorare per la liberalizzazione. Chi è favorevole alla liberalizzazione non necessariamente ha delle idee simili, ma tutti hanno dato un contributo alla battaglia.

 

“Il libro comincia con la storia della canapa, una pianta che cresce ovunque nel mondo, con caratteristiche diverse, infestante, spontanea, che l’uomo ha sempre utilizzato. La pianta è sempre stata usata per la sua fibra in moltissimi settori, dalla cartiera alla tessitura, eccetera. Negli anni ’70 inizia un forte proibizionismo in America che contagia tutto il mondo.

 

Tutta la produzione di fibre è stata sostituita con prodotti inquinanti di origine petrolifera e con prodotti trattati di carta di origine prevalentemente lignea e chimica. Tutta la produzione di quantità enormi di fibre naturali viene sostituita con materiali non biodegradabili, costosi, in nome del fatto che il fumo fa male e che le canne hanno degli effetti sul comportamento di chi sta fumando.

 

Tuttavia a partire dagli anni duemila gli Stati Uniti hanno cominciato dal Colorado a liberalizzare la cannabis, cioè tornando indietro e man mano è successo le stesso in gran parte del mondo dove c’era il proibizionismo, tranne che in poche nazioni, tra cui anche l’Italia.

 

La giornalista Ferrigo ha voluto scrivere questo libro per sottolineare come le nazioni che hanno liberalizzato le canne siano andate bene, specialmente cambiando la percezione del concetto di cannabis, allargando alla salute e specialmente andando a creare una sorta di terzo mercato del piacere, insieme a tabacco e alcolici. La cannabis fumata attualmente è un utilizzo primitivo residuale.

 

Per evitare la tentazione di entrare in contatto con i narcotrafficanti, chi vende la cannabis non può ancora intrallazzare nelle banche federali, una sorta di controllo di stato americano. La cannabis ad ogni modo non è commerciabile fuori dallo stato, ma dal punto di vista ecologico nelle nazioni con poca acqua o con tanto freddo non ci sono vantaggi, dal punto di vista legale, invece, è la California che non ha ancora chiuso con lo spaccio illegale.

 

L’imprenditore Loca Marola ha parlato di come le persone se sono seguite, ancorché facciano uso di droghe, abbiano uno stato di salute generale migliore. Il suo lavoro lo ha portato ad avere esperienza come disobbediente e come persona che vive da al di fuori il mondo dei radicali, ma antiproibizionista.

 

 

Da quando ha 14 anni ha imparato ad avere un rispetto per la personalità del consumatore, cercando di votare a favore della depenalizzazione del consumatore, che era in passato punito per potenziale spaccio. In Italia si sono suicidati almeno 20 adolescenti negli anni passati perché erano finiti in carcere per un blocchetto di fumo, queste sono esperienze che segnano e se non si decide da che parte stare è un problema di non saper decidere. Chi attualmente coltiva la canapa è stato in gran parte tutelato, perché la Circolare del Ministero degli Interni precedenti non parlava di molte indicazioni, tranne il livello 0.2% di THC visto che lo spinello ha in media un 13% del THC. Capiamo che una coltivazione di siccità fa mandare in malora un contadino.

 

Alla Camera dei Deputati hanno elaborato un testo che parla di estratti, di infiorescenze e qualche tempo dopo al Senato hanno deliberato via via una legge più precisa, che nel 2017 il Parlamento grazie al lavoro della Ministra Grillo passò un taglio di legge meno intollerante. Il Parlamento dunque di fronte a un’enormità di vantaggi economici, lavorativi, fiscali e sanitari non minava un settore.

 

La doppia assoluzione di Luca Marola, fondatore di Easyjoint e pioniere nel settore della «cannabis light» in Italia, rappresenta un importante caso di giustizia e fiducia nella legalità. Dopo sei lunghi anni di indagini e un processo che ha visto coinvolte varie forze dell’ordine, il risultato finale è stato la sua assoluzione il 29 maggio 2025, con l’accusa di «il fatto non sussiste». Questo esito positivo, seppur meritato, non può restituire a Marola il tempo sprecato, il denaro investito e lo stress subito durante il lungo iter giudiziario.

 

Anche se la giustizia alla fine ha prevalso, resta da considerare il costo personale e professionale che un’accusa infondata può causare a un imprenditore. La storia di Marola è un monito sulla vulnerabilità di chi fa impresa in settori ancora controversi e sull’importanza di un sistema giudiziario che funzioni davvero.

 

Marco Taradash è intervenuto per parlare di come la Giustizia italiana sia una montatura, perché pone il giudicante dalla parte dell’accusatore e del giudicante, per cui è logico che tendenzialmente il regime sia liberticida.

 

La politica tuttavia deve tener conto dei principi e dei valori non negoziabili, altrimenti non si può fare nulla: il mondo politico si arrampica e fa le sue campagne indifferente a qualsiasi ragione, solo in base alle sue vedute e opportunità.

 

La marijuana però non solo non fa un male eclatante, salvo in caso di abuso, ma può anche fare del bene: dunque per quale motivo essa è definita droga e non medicamento, ad esempio?

 

Chi vuole uno spinello deve andare dallo spacciatore, il fornitore illegale, che lo mette in contatto con il mondo della microcriminalità, dove potrebbe essere coinvolto nel traffico e nello smercio degli stupefacenti leggeri e pesanti.

 

In realtà non c’è paragone tra chi usa le droghe leggere e la minor parte che passa alle droghe pesanti, ma è un leitmotif molto andante.

 

Taradash ha parlato di legalizzazione, liberalizzazione oltre che di depenalizzazione, portando una serie di esempi positivi, come ad esempio il Portogallo che ha avuto un buon risultato. In realtà il fascino del proibito viene meno e magari alcuni preferiscono smettere di consumare sostanze che sono legali.

 

Questo è il punto cruciale: ovvero capire se l’illegalità è motivo di consumo da parte dei giovani. Le droghe più pericolose quindi dovrebbero a maggior ragione essere veicolate attraverso un mercato regolare, perché possono portare alla morte, quindi non è ragionevole lasciare che a decidere della vita dei nostri ragazzi sia uno spacciatore. Lo spaccio delle droghe è il campo entro cui le mafia si giocano la partita contro lo Stato. Attualmente la maggior parte del mercato della mafia si pone nella finanza e nel mercato del commercio risultando meno pauroso e impattante, ma in contestualità in Europa il consumo della droga, i reati e la pericolosità di questa realtà aumenta giorno dopo giorno, mentre il costo delle droghe è palesemente diminuito e non si possono più controllare le sostanze usate, perché costano meno di alcolici o alimentari.

 

Hanno diritto di non entrare in contatto con gli spacciatori coloro che usano le droghe leggere, ma specialmente chi non ne usa.

 

Martina Cecco

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