Le Muse di Villa Adriana – Rivoluzione e Segreti all’Alba del Rinascimento

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Simulazione grafica del posizionamento delle quattro statue delle Muse provenienti da Villa Adriana nei resti del cd Tempio di Apollo.
Le quattro Muse (Terpsicore, Calliope, Melpomene, Erato) conservate al Prado e sicuramente provenienti da Villa Adriana.

Il Rinascimento, con la sua esplosione di genio artistico e innovazione, è tradizionalmente interpretato come il frutto di una rinascita culturale, una “rinascita” alimentata dal recupero della saggezza e dell’estetica dell’antichità classica. Il legame tra il Rinascimento e l’eredità romana è indiscutibile, ma il modo in cui questo legame si è manifestato è ancora un campo fertile per la ricerca. Il volume “Villa Adriana agli albori del Rinascimento: Leonardo | Michelangelo | Raffaello”, opera di Andrea Bruciati e Giuseppina Enrica Cinque, edito dalla deiMerangoli (settembre 2025), si immerge in questa complessa relazione, proponendo una tesi audace e documentata che riposiziona Villa Adriana al centro della Storia dell’Arte. Attraverso una ricerca multidisciplinare, il libro rivela come le rovine della villa imperiale di Tivoli non fossero semplici mete di studio per i maestri rinascimentali, ma una fonte diretta e concreta di ispirazione, al punto da fornire le “modelle scultoree” a figure del calibro di Leonardo, Michelangelo e Raffaello.

Il volume è il frutto della collaborazione tra due professionisti con competenze distinte ma complementari: Giuseppina Enrica Cinque, architetto e professore universitario, e Andrea Bruciati, storico dell’arte.

Giuseppina Enrica Cinque è considerata una delle maggiori esperte del sito di Villa Adriana, nota per il suo approccio rigoroso e documentato, basato su anni di studi e rilievi iniziati nel 2002.

Andrea Bruciati è l’altro autore e una figura chiave nel progetto, già direttore dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este per circa otto anni. La sinergia tra i due autori ha guidato il loro lavoro: Bruciati, con la sua “notevole capacità intuitiva” e la sua conoscenza della storia dell’arte, poneva ipotesi e domande, mentre Cinque, con il suo meticoloso metodo di ricerca, cercava le prove documentali per supportare o confutare tali intuizioni. Questa collaborazione costante e questo dialogo tra intuizione e documentazione sono stati il motore principale che ha dato forma al volume.

Il loro lavoro si concentra su un periodo specifico, il cosiddetto “decennio d’oro” tra il 1492 e il 1503, un momento di intensa riscoperta dell’antico che, come il libro dimostra, ha avuto il suo epicentro non a Roma, ma proprio nelle rovine della villa tiburtina.

La presentazione del volume in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio

“Villa Adriana agli albori del Rinascimento: Leonardo | Michelangelo | Raffaello”, opera di Andrea Bruciati e Giuseppina Enrica Cinque, edito dalla deiMerangoli (settembre 2025)

L’opera verrà presentata in anteprima nazionale domenica 28 settembre, alle ore 17:00, presso la Sala Conferenze della Biblioteca delle Arti, Complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande, in via di San Michele 22 a Roma. L’evento si svolge nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio 2025 e del “San Michele si libra – Festival del libro d’arte, d’archeologia e d’architettura“, che quest’anno ha come tema “Architetture: l’arte di costruire”. Un’occasione unica per riaffermare la centralità del patrimonio culturale e del suo valore storico, artistico e identitario.

La presentazione vedrà la partecipazione degli autori e di un prestigioso panel di relatori, tra cui Francesco de Angelis, professore di Archeologia alla Columbia University; Ingrid Drake Rowland, storica dell’arte e accademica; Giangiacomo Martines, architetto e storico; e Ginette Vagenheim, professoressa di Filologia umanistica. L’incontro sarà moderato dall’archeologa Benedetta Adembri, membro del Comitato scientifico dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este.

La Villa al Quattrocento: un Gigante Sconosciuto e la Riscoperta delle “Grandi Cose”

Le quattro Muse (Terpsicore, Calliope, Melpomene, Erato) conservate al Prado sicuramente provenienti da Villa Adriana, elaborate graficamente con l’eliminazione dei restauri, poste a confronto con le Muse dipinte da Bramantino nello Studiolo delle Muse (1499-1503) del castello di Voghera

Prima che divenisse un sito archeologico sistematico e studiato, Villa Adriana era una “casa d’Adriano a Tiboli vechio“, come la definiva Leonardo da Vinci. Un luogo imponente ma in gran parte sconosciuto, non ancora scavato scientificamente e oggetto di spoliazioni continue. Contrariamente a quanto si possa pensare, la villa nel XV secolo appariva in condizioni migliori rispetto a oggi, con imponenti colonne e statue che oggi sono quasi del tutto scomparse. Le uniche testimonianze di quel periodo provengono da fonti rarissime e preziose, come la lettera di Flavio Biondo e i commentari di Papa Pio II, che ne descrisse i sontuosi resti. Queste fonti, insieme al ricordo di Pietro Bembo, padre dell’omonimo cardinale, descrivono una villa ancora ricca di decorazioni parietali e pavimentali che oggi non esistono più. Il volume mette in evidenza un vuoto storiografico su questo periodo, che precede la più documentata attività di Pirro Ligorio, e si propone di colmarlo, partendo da una revisione critica delle fonti.

L’UNESCO ha riconosciuto Villa Adriana come sito patrimonio dell’umanità anche per il suo ruolo nella nascita del Rinascimento, ma il libro di Bruciati e Cinque indaga a fondo su quali siano stati i meccanismi di questa influenza. Attraverso un approccio investigativo, quasi da “Sherlock Holmes”, gli autori si sono addentrati in archivi, disegni antichi e testimonianze, cercando la “prova a corollario” che potesse sostenere le loro ipotesi. Un esempio lampante di questo metodo è la rilettura di un minuscolo disegno vinciano nel Codice Atlantico. Ritenuto per anni una rappresentazione del Pantheon, gli autori dimostrano che si tratta in realtà di una pianta del misconosciuto Tempio di Apollo e delle Muse di Villa Adriana, un edificio la cui esistenza è stata confermata solo da recenti scavi archeologici.

Le Muse e l’Influenza sui Maestri

Basamenti delle Muse realizzati in maniera da simulare il terreno roccioso (scultura e disegni dell’album dell’abate messinese Eutichio Ajello, XVIII secolo, Museo del Prado, Madrid) posti a confronto con il terreno roccioso su cui poggiano i piedi dei personaggi raffigurati da: Michelangelo, Madonna di Manchester; Leonardo, cartone di Sant’Anna con la Vergine; Leonardo, tavola di Sant’Anna con la Vergine; Raffaello, tavola della Sacra Famiglia della Quercia.

Il cuore pulsante della tesi del libro è la scoperta, avvenuta nel “decennio d’oro”, di un gruppo di sculture raffiguranti le Muse. Un ritrovamento di “grande clamore“, come lo definisce la Professoressa Cinque, che precede di circa dieci anni la celebre scoperta del Laocoonte a Roma. Le sculture, realizzate con un marmo a grana finissima e caratterizzate da pose dinamiche e meno rigide rispetto all’arte del periodo, hanno affascinato gli artisti che le hanno viste.

Il libro sostiene che queste sculture, in particolare le quattro oggi conservate al Museo del Prado di Madrid, siano diventate le “modelle scultoree” per alcune delle più grandi opere del Rinascimento. Gli autori tracciano un parallelismo affascinante tra la posa della michelangiolesca Madonna di Manchester, la Vergine con Sant’Anna di Leonardo e la Sacra Famiglia della Quercia di Raffaello con quelle delle Muse marmoree. Questa corrispondenza fa pensare che i tre geni del Rinascimento si siano sperimentati individualmente nel ritrarre la stessa modella, ma in forme e contesti completamente diversi. L’ipotesi, sebbene non supportata da documenti diretti che lo certifichino, è resa “assai probabile” da un attento confronto critico delle fonti e delle opere stesse.

Morto da Feltro: il Ponte Sconosciuto

Memoria scritta da Morto da Feltro sulla volta del Criptoportico del Palazzo (già d’Inverno) di Villa Adriana, braccio ovest (foto Elena Eramo); la restituzione è interpretabile quale: [A? H?] villa Adri[ana] [F]eltrw telw[s](Feltro telos). Il volume attribuisce un ruolo centrale a una figura apparentemente marginale nella storia dell’arte: Morto da Feltro. Descritto da Giorgio Vasari nelle sue Vite con un profilo biografico tutt’altro che comune, Morto da Feltro è un pittore anonimo che si sarebbe formato a Roma e Firenze prima di trasferirsi a Venezia, collaborando con nomi illustri come Pinturicchio, e poi con Leonardo e Michelangelo a Firenze. Secondo Vasari, avrebbe lavorato per il Gonfaloniere Soderini e per il mecenate Agnolo Doni, entrando in contatto con l’élite artistica dell’epoca.

La sua figura è centrale per la riscoperta dello stile “a grottesca“, uno stile ornamentale riscoperto in antiche rovine romane, così chiamato perché gli artisti dovevano “calarsi” in quelle stanze ormai divenute “grotte”. Sebbene la nascita di questo stile sia tradizionalmente ricondotta alla scoperta della Domus Aurea di Nerone, il libro avanza una nuova, significativa ipotesi: che l’origine della pittura “a grottesca” sia da ricercare proprio a Villa Adriana. Il volume suggerisce che Morto da Feltro, durante il suo soggiorno a Tivoli per documentare le antichità, si sia imbattuto nelle pitture della villa e, forse, anche nelle sculture delle Muse, agendo come un “ponte ideale” tra l’antichità riscoperta e i tre maestri rinascimentali. La ricerca biografica dimostra come il profilo di Morto da Feltro non corrisponda a quello storicamente documentato del pittore Lorenzo Luzzi, rendendo la sua figura un “anonimo” con connessioni dirette e documentate con i grandi artisti del tempo.

L’Archetipo Architettonico e le Spoliazioni

Veduta di due bracci del cd Grande Trapezio di Villa Adriana, ossia il raccordo stradale ipogeo che, con forma planimetrica trapezoidale, consente di percorrere circa 1 km sottoterra, con illuminazione diurna resa possibile da grandi oculi (Ø 2/3m ca) disposti a passo regolare.

Il volume non si limita all’arte, ma esplora in profondità anche l’influenza architettonica di Villa Adriana. La villa è considerata un vero e proprio “archetipo” per i linguaggi progettuali successivi. La Professoressa Cinque menziona un esempio specifico: i cosiddetti “pilastri cavi“, ovvero elementi strutturali vuoti all’interno, che si trovano in molti edifici della villa, in particolare nell’Edificio con Tre Esedre. Se la storiografia tradizionale fa derivare questo tipo di struttura da esempi bizantini come la Basilica di San Marco a Venezia, il libro suggerisce un’origine molto più antica, ovvero proprio a Villa Adriana, con un’influenza che avrebbe raggiunto artisti come Leon Battista Alberti e Michelangelo. Lo stesso vale per l’impianto a “croce greca” e quello triconco, mai documentato prima e che avrà una lunga vita nell’architettura ecclesiastica e rinascimentale, a testimonianza della profondità dell’eredità di Adriano.

Un altro aspetto cruciale affrontato nel volume è la storia delle spoliazioni della villa, che hanno gradualmente privato il sito della sua ricchezza. Gli autori hanno ricostruito questi eventi, che hanno raggiunto il loro picco nel Cinquecento, documentando il trasporto di interi carichi di marmi e sculture verso Roma, destinati a collezioni private e a decorare nuovi edifici come il Palazzo del Quirinale. La loro ricerca ha permesso di rintracciare pezzi specifici, come i preziosi tappeti musivi oggi nella Sala degli Ambasciatori e nella Sala delle Dame al Quirinale, dimostrando come le rovine di Villa Adriana siano state un immenso serbatoio di materiale e ispirazione, ma anche il bersaglio di una rapina storica.

Metodologia e Conclusione: un Nuovo Sguardo sull’Antico

Raffaello, Madonna della Quercia (1518 ca, Museo del Prado, Madrid) e dettaglio dell’edificio antico sullo sfondo, a sinistra, comparato con la veduta, da sud‐est, del fronte orientale delle Grandi Terme di Villa Adriana.

Il libro di Andrea Bruciati e Giuseppina Enrica Cinque si distingue per la sua metodologia di ricerca multidisciplinare. Combina lo studio dei disegni, l’analisi dei documenti d’archivio e un’attenta osservazione dei resti fisici della Villa, unendo la storia dell’arte, la storia dell’architettura e la storia tout court in un’unica narrazione. Questa sinergia tra le diverse competenze professionali dei due autori ha permesso di sfidare interpretazioni consolidate e di svelare informazioni inedite.

In sintesi, il volume edito dalla deiMerangoli, propone una rivoluzione storiografica: Villa Adriana non è solo la testimonianza del genio di Adriano, ma il luogo in cui l’antichità ha incontrato e ispirato direttamente il Rinascimento. La storia delle Muse, delle “grottesche” e dei pilastri cavi non è solo un aneddoto, ma la prova che l’eredità antica è stata un motore attivo e visibile, una musa reale per i più grandi geni creativi. Il libro è un invito a riconsiderare il ruolo di Villa Adriana nella storia dell’arte, presentandola non come un semplice sito da studiare, ma come il luogo dove il Rinascimento ha avuto inizio.

Comparazione fra: le Muse rinvenute a Villa Adriana conservate al Prado di Madrid; Leonardo, Studio per sant’Anna, la Madonna e il Bambino con l’agnello, 1500‐1501, Gabinetto dei disegni e delle stampe, n. 230, Gallerie dell’Accademia, Venezia; Leonardo, cd Cartone di Burlington House, 1501‐505, National Gallery, Londra.

GLI AUTORI – Andrea Bruciati, storico dell’arte contemporanea, già Direttore dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este, è curatore di oltre 150 mostre e altrettanti cataloghi, nonché di numerosi convegni, volumi e saggi. Tra i più recenti: la mostra “Io sono una forza del passato: Adriano, i ritratti”, 30 novembre‐5 maggio 2024, Mouseia di Villa Adriana; il convegno “Nerone e Adriano. Le arti al potere”, 24‐25 marzo 2022, Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli; il volume “Leonardo e l’antico. Una sintesi introduttiva” (L’Erma di Bretshneider, Roma 2021) e il saggio «All’ombra delle rovine: la Madonna Tiburtina», pubblicato in “Le Grandi Ville Romane del territorio tiburtino” (Società Tiburtina di Storia e d’Arte, Tivoli 2021), volume curato insieme a M. Echberg e G. Proietti.
Giuseppina Enrica Cinque, architetto, professore delle Discipline della Rappresentazione presso l’Università di Roma, Tor Vergata, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica, è autrice di numerosi saggi e monografie, curatrice di convegni e di volumi. Dal 2002 inizia gli studi e i rilievi di Villa Adriana. I primi risultati del rilievo geometrico e dimensionale dell’intera area di proprietà demaniale confluiscono nel volume “Villa Adriana. La Pianta del Centenario”, redatto con B. Adembri (Centro Di, Firenze 2006), mentre quelli della ricerca documentale convergono in “Le rappresentazioni planimetriche di Villa Adriana tra XVI e XVIII secolo: Ligorio, Contini, Kircher, Gondoin, Piranesi” (École française de Rome, Roma 2017).

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