
Si è svolto con grande partecipazione di pubblico ed emozione, venerdì 30 maggio presso la Casa Russa di Roma, l’evento dedicato al 185° anniversario della nascita di Pëtr Il’ič Čajkovskij, tra i più grandi compositori della storia della musica mondiale. Una serata densa di cultura, musica e memoria, che ha reso omaggio non solo al genio russo, ma anche al legame profondo che Čajkovskij ebbe con l’Italia.
La Direttrice della Casa Russa a Roma, Daria Pushkova, ha presentato l’evento affermando:
«Le musiche di Čajkovskij continuano ad essere suonate in tutto il mondo, e tra le più amate spicca senz’altro il Valzer dei fiori dal balletto Lo Schiaccianoci. Tuttavia, se devo essere sincera, per me la composizione che più mi emoziona è Il lago dei cigni — ogni volta che lo ascolto, mi commuovo. Quando sento pronunciare il nome di Čajkovskij, nella mia mente si affaccia subito quell’opera, non lo Schiaccianoci, ma proprio Il lago dei cigni».
Ha poi proseguito presentando la mostra:
«A raccontare il suo percorso artistico e umano abbiamo oggi una mostra allestita nelle nostre sale, realizzata dal Museo Nazionale Russo della Musica. L’esposizione si basa sui vastissimi archivi del museo, uno dei più importanti e antichi della Russia. Vi sono conservati manoscritti, spartiti originali, libri rari, registrazioni storiche e molto altro».
E quindi presentando il Museo e il suo Direttore:
«Il museo è legato anche all’Italia grazie a una straordinaria collezione di strumenti ad arco che comprende 286 esemplari realizzati da liutai italiani, tra cui i fratelli Amati, Antonio Stradivari, Andrea Guarneri e Carlo Bergonzi — 30 dei quali sono tra i più preziosi del patrimonio musicale mondiale. La Casa Russa a Roma collabora con questo museo da anni. Questa sera abbiamo con noi, ed è per noi un grande onore, il direttore del Museo Nazionale Russo della Musica, Mikhail Bryzgalov — artista onorato della Federazione Russa e amico della Casa Russa a Roma».
Mikhail Bryzgalov ha preso quindi la parola affermando:
«È per me una grande gioia e un vero onore essere qui alla Casa Russa a Roma, in occasione di questa serata dedicata alla celebrazione di Čajkovskij. A Mosca esiste un museo specificamente dedicato alla sua figura, nel centro città, che fa parte del nostro Museo Nazionale della Musica, e che ogni anno accoglie visitatori da tutto il mondo. Secondo le statistiche, Čajkovskij è oggi uno dei compositori più eseguiti al mondo.
È importante ricordare che intraprese la carriera musicale relativamente tardi. Da giovane fu un brillante giurista e lavorò al Ministero della Giustizia. La scelta tra continuare sulla strada del diritto o dedicarsi completamente alla musica non fu facile, ma per fortuna — per noi e per la storia della musica — scelse quest’ultima».
Dopo aver spiegato, poi che che dei circa trent’anni della sua intensa attività creativa, venti sono legati all’Italia, ha spiegato:
«Come lui stesso scriveva: “Desidero tanto che la mia musica possa diffondersi ovunque e aiutare le persone a sentirsi meglio”. Questa mostra, realizzata per il suo giubileo, ha già toccato diverse città nel mondo. Per noi è essenziale non solo raccontare Čajkovskij come compositore, ma anche farne emergere la figura umana: un uomo di grande bontà, sensibilità e profondità.
Siamo molto lieti di poter condividere questo patrimonio con il pubblico italiano, proprio nell’anno in cui celebriamo i 185 anni dalla sua nascita. Ed è un grande privilegio per noi essere presenti qui a Roma, grazie all’ospitalità e alla collaborazione con la Casa Russa e con la sua direttrice Daria Pushkova, che ringrazio sinceramente».
La mostra, “Čajkovskij: la gioia di essere musicista”

Cuore pulsante dell’intera serata è stata l’inaugurazione della mostra “Čajkovskij. La gioia di essere un musicista”, allestita nelle sale della Casa Russa a Roma e curata dal Museo Nazionale della Musica della Russia, con il patrocinio del Ministero della Cultura della Federazione Russa. Il titolo dell’esposizione riprende una frase contenuta in una lettera scritta da Čajkovskij alla sua mecenate Nadežda Filaretovna von Meck, datata 30 aprile 1878, in cui il compositore esprimeva la gioia di poter mettere il proprio talento al servizio degli altri: un pensiero che sintetizza il senso profondo del suo impegno artistico e umano.
Attraverso fotografie rare, documenti d’archivio, spartiti originali e oggetti inediti, il percorso espositivo ha guidato i visitatori alla scoperta non solo del genio musicale, ma anche della complessità psicologica, della sensibilità e dell’umanità che hanno animato la vita e l’opera di Čajkovskij. La mostra ha ricostruito le tappe fondamentali della sua carriera, a partire dalla laurea presso la Scuola Imperiale di Giurisprudenza e i primi passi come autodidatta, fino alla rigorosa formazione musicale presso il Conservatorio di San Pietroburgo, dove divenne in breve tempo uno dei compositori più raffinati e rappresentativi della cultura russa.
Ampio spazio è stato dedicato al suo primo concerto da solista, tenutosi a Mosca nel 1871, e alla straordinaria stagione creativa che ne seguì, coronata da capolavori come l’Opera Evgeniji Onegin, il Balletto Il lago dei cigni e il Primo Concerto per pianoforte. Non meno importante, l’allestimento ha valorizzato l’impegno patriottico del compositore e il suo interesse per la musica sacra russa, oltre alla sua costante ricerca di nuove forme espressive, che lo portò a sperimentare generi meno frequentati come le suite orchestrali, la musica per bambini, i trii da camera e le ultime sinfonie.
Particolare rilievo ha avuto anche il rapporto speciale tra Čajkovskij e l’Italia, paese che il compositore visitò più volte e che gli offrì ispirazione per alcune delle sue opere più intense. Durante il soggiorno a Roma nacque il vivace “Capriccio italiano”; a Firenze fu composta la Sinfonia n. 4, pervasa da un forte senso del destino; mentre il libretto de “La dama di picche” venne completato tra Venezia e San Pietroburgo. Questo legame profondo con l’Italia è stato evidenziato anche nei materiali d’archivio esposti, testimoni di un dialogo culturale ancora vivo.
L’ultima parte della mostra ha documentato gli anni finali della vita del compositore, segnati da un’intensa attività come direttore d’orchestra in Russia e all’estero, e dalla creazione degli ultimi capolavori: La dama di picche, Iolanta, La bella addormentata, Lo schiaccianoci, fino alla Sinfonia n. 6 “Patetica”, opera simbolo della sua esistenza artistica e umana, presentata al pubblico solo pochi giorni prima della sua morte.
Ad arricchire ulteriormente l’esperienza, i visitatori hanno potuto ascoltare, grazie ai codici QR integrati nei pannelli informativi, le registrazioni originali dei brani più rappresentativi del compositore, trasformando la mostra in un’esperienza multisensoriale in grado di coinvolgere tanto l’occhio quanto l’orecchio e il cuore. Un omaggio intimo e rigoroso a un artista che ha reso la musica classica un linguaggio universale dell’anima.
Il concerto: omaggio in note al maestro
A coronare la serata, il recital del pianista italiano Antonio Di Cristofano, ospite regolare del Conservatorio Čajkovskij di Mosca e figura di rilievo nel panorama pianistico internazionale.
Con maestria e profondità interpretativa, Di Cristofano ha eseguito un repertorio che ha attraversato la Russia musicale tra Ottocento e Novecento, toccando le opere di Čajkovskij, Rachmaninov, Scriabin e Prokofiev. Il suo omaggio al maestro ha emozionato una platea attenta e partecipe, siglando l’evento con un tocco di virtuosismo e passione.
Čajkovskij, il genio lirico dell’anima

Nato nel 1840 a Votkinsk, nell’allora Impero Russo, e scomparso prematuramente nel 1893, Pëtr Il’ič Čajkovskij è considerato uno dei giganti della musica classica mondiale. La sua arte rappresenta un punto di equilibrio straordinario tra la tradizione accademica europea e l’anima profondamente russa: da un lato, assimilò e padroneggiò le forme e le tecniche compositive occidentali, grazie anche ai suoi studi presso il Conservatorio di San Pietroburgo; dall’altro, seppe infondere alle sue opere una tensione emotiva e spirituale che attingeva alle radici popolari e alla cultura slava.
La sua musica è contraddistinta da un lirismo intenso, da un’espressività drammatica quasi teatrale e da una straordinaria capacità di evocare emozioni, senza mai cadere nella retorica. Čajkovskij non fu mai un nazionalista musicale nel senso stretto del termine (a differenza del “Gruppo dei Cinque”), ma riuscì comunque a rappresentare lo spirito russo in una forma universalmente accessibile, conquistando i pubblici di tutto il mondo.
Il suo catalogo è imponente e versatile:
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Sette sinfonie (tra cui la celeberrima n. 6 “Patetica”, intensa riflessione sul destino umano);
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Tre grandi balletti che hanno segnato l’immaginario collettivo:
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Il lago dei cigni (1876), favola tragica e romantica,
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La bella addormentata (1889),
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Lo schiaccianoci (1892), oggi simbolo musicale delle festività natalizie;
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Opere liriche come Eugenio Onegin (1879), tratto dal romanzo in versi di Puškin, e La dama di picche (1890), che affronta i temi del desiderio, del caso e della rovina;
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Concerti per pianoforte e violino che combinano virtuosismo e tensione drammatica (in particolare, il Concerto per pianoforte n. 1 in si bemolle minore è tra i più eseguiti al mondo);
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Oltre 100 romanze per voce e pianoforte, miniature cameristiche e musiche corali, spesso pervase da una malinconia sottile e struggente.
In lui convivono la disciplina del costruttore di forme e la profondità dell’animo romantico, in un equilibrio unico. Čajkovskij seppe parlare all’individuo e al collettivo, all’Occidente e all’Oriente, all’intellettuale e all’uomo comune. La sua musica continua a essere una delle più amate, eseguite e registrate, attraversando epoche e confini.
Oggi, la sua eredità è custodita non solo dalle sale da concerto di tutto il mondo, ma anche da istituzioni simbolo come il Conservatorio Statale Čajkovskij di Mosca e il prestigioso Concorso Internazionale Čajkovskij, che ha lanciato carriere di artisti del calibro di Van Cliburn e Gergiev.
L’evento alla Casa Russa ha rappresentato un’occasione preziosa per rinnovare, in Italia, la memoria e l’influenza di una figura che ha saputo trasformare la musica in una delle più alte espressioni dell’anima umana.
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📍 Casa Russa – Piazza Benedetto Cairoli, 6 – Roma