In vista del 25 aprile, la Resistenza secondo Lodi Liberale

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Nella 310 serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro: “Un’altra Resistenza. La diplomazia italiana dopo l’8 settembre 1943″, pubblicato da Rubbettino Editore, insieme a Eugenio Di Rienzo (Professore di Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma), Guido Lenzi (Ambasciatore) e Gerardo Nicolosi (Professore di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Siena).

“Dobbiamo capire le radici delle nostre libertà e difenderle giorno per giorno.” Il presidente Lorenzo Maggi ha introdotto la serata ricordando come l’antifascismo sia una parte che ha a che fare con la Resistenza, ma che sarebbe ingiusto far coincidere solamente con la Resistenza.

Il professore Eugenio Di Rienzo ha raccontato alcune delle sue esperienze personali da diplomatico, che lo hanno visto impegnato in rapporti con personalità importanti con cui ha condiviso i ricordi di questa data molto importante, anche a livello famigliare.

“Le vicende raccontate da una signora che ha vissuto l’8 settembre sono tragiche – raccontate a modo di esempio per comprendere il tempo di guerra – per questo da storico ho deciso di lavorare su questa data – ha detto il professore – inoltre volevo capire come mai si usa solamente parlare del 25 Aprile e raramente dell’8 Settembre.”

“In tale modo ho deciso di rivisitare la Resistenza per colorarla di tanti colori.”

“Solo nel contesto della situazione bellica nel 1943, dove le maggiori capitali europee stavano certamente allontanandosi dal Duce, si capisce come mai la tensione perché si avvicinasse la caduta, era notevole. Mussolini stesso non era molto convinto dell’azione della Repubblica di Salò, ma fuori d’Italia si avvertiva la presenza di un movimento di Resistenza in aumento.”

“Le memorie che vogliono invece un’Italia compatta contro il Duce sono certamente sbagliate, perché il Patto d’Acciaio, ad esempio, era molto sentito. Molte delle scelte politiche di Mussolini erano fortemente condivise. I personaggi si muovono quindi in un contesto scivoloso e difficile. A prescindere da questo, ascoltare le vicende di internamento non è molto facile, sono storie molto penose e molto pesanti. Molte persone erano in solitudine, le famiglie divise.”

Tutti i tratti di vita che sono descritti e raccontati in questo libro sono molto particolari e interessanti, tutte diverse tra di loro.

L’Ambasciatore Guido Lenzi ha ringraziato l’autore del libro per aver difeso e raccontato l’importantissimo ruolo della diplomazia nel fare letteralmente l’Italia. Inoltre ha raccontato che il suo motivo personale per essere presente alla serata è che egli era a Bucarest in questo periodo e quindi, pur avendo solamente due anni e mezzo, fa parte, questo periodo, dei suoi ricordi condivisi della famiglia.

Dopo l’8 settembre 1943 sia Bova Scoppa che Manzone restarono fedeli alla monarchia, rifiutandosi di aderire alla Repubblica sociale di Mussolini.

I diplomatici italiani furono in difficoltà nel trovare una soluzione che fosse adatta per ridurre il rischio nazionale, nel vero Ventennio i diplomatici si adoperarono sempre e ovunque per assicurare un qualche collegamento con il mondo esterno, che l’autarchia del regime rischiava di compromettere.

Per comprendere la posizione della diplomazia a Bucarest è necessario pensare che sin dall’epoca di Camillo Benso conte di Cavour furono proprio i diplomatici a fare l’Italia, a portare in alto la sua effigie politica.

Il Professor Gerardo Nicolosi ha confermato come la tradizione diplomatica italiana non era certamente del tutto fascista, bensì molta parte si è sempre mantenuta in equilibrio anche se – purtroppo – è ricordata male e poco.

“Il tema della Resistenza – ha raccontato Angelo Maria Petroni – non era ovunque ben sentito in Italia, specialmente in centro Italia e nella generazione precedente, delle persone di una certa età. Al nord era molto più sentito.”

“Un grandissimo numero di liberali ha perso la vita durante la Resistenza, ma solamente andando a verificare come fu, molto più a Torino e a Milano che non in altre città. C’è un mondo da tirare fuori e il ruolo dei diplomatici italiani era certamente qualcosa di cui bisognava parlare.”

In Italia non è mai stato possibile chiudere l’argomento sulla Resistenza dando una visione d’insieme completa e comune a tutti. Probabilmente questo lavoro di storicizzare e di dare omogeneità alla Resistenza non sarà mai più fatto, perché altrimenti è tempo di superare la visione di ANPI come sinonimo di antifascismo.

“Un paese dove una parte prende i fischi e altri no, è un paese che non va bene” ha detto Petroni.

Probabilmente quest’anno alla marcia del 25 aprile ci saranno le bandiere della Palestina, che all’epoca ahimè non era tra coloro che stavano dalla parte della Resistenza, mentre c’erano le Brigate ebraiche. Infatti la Germania nazista cercò di armare e finanziare i gruppi palestinesi affinché colpissero gli insediamenti ebraici. L’apporto vero e proprio, oltre le trattative segrete e i complotti anti-britannici concertati con i nazionalisti iracheni di Rashid Ali, e la ricerca di una rivolta araba, è stata la più ridotta chiamata alle armi degli arabi che si arruolarono e combatterono nei Balcani in due divisioni delle Waffen SS: rispettivamente chiamate Handschar e Kama.

Martina Cecco

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Giornalista e blogger: scrivo per Donnissima il blog in rosa. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Lavoro per un progetto sperimentale di AI che riguarda le lingue e il loro rapporto con i motori di ricerca e la SEO. Studentessa presso la Scuola di Formazione Politica, Fondazione Luigi Einaudi, percorso di Scuola di Liberalismo 2025. Esperta in merchandising e produzioni editoriali.

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