Il ritorno di Bush: solo vendi e fuggi

di DOMENICO MACERI

“Dopo che avrò presentato il libro ritornerò all’anonimato”. Parla George Bush figlio, il quarantatreesimo presidente, mentre spiega a Matt Lauer della Nbc, che il suo ritorno alla ribalta era dovuto solo alla promozione del suo libro “Decision Points”.
Il libro, edito da Crown Books, costa trentacinque dollari ed è stato scritto da Bush con l’aiuto del ventottenne Christopher Michel, il quale era stato stagista alla Casa Bianca nel 2003.
Quando un ex presidente scrive le sue memorie lo fa per due ragioni: la prima è di giustificare il suo operato, la seconda consiste nell’assolversi da qualche colpa.

Bush non ha scritto una completa autobiografia ma ha seguito l’esempio di Ulysses Grant concentrandosi su un periodo specifico, il suo tempo alla Casa Bianca. Ha spiegato che nonostante qualche piccolo sbaglio, come l’inadeguata risposta a Katrina, lui rifarebbe tutto alla stessa maniera.

Nessun mea culpa dunque per la guerra in Iraq iniziata con la “scusa” delle armi di distruzione massiva che Saddam Hussein possedeva e che poi si è saputo non esistevano. Bush spiega la guerra come un conflitto per portare la democrazia a un popolo eliminando un tiranno.
Nessun rimpianto per il waterboarding, un tipo di interrogazione che molti considerano tortura, perché dà il senso di naufragare alla vittima. Bush rimpiange però il fatto di avere fallito a catturare Osama bin Laden.
Appena uscito dalla Casa Bianca, Bush era il presidente meno popolare in tempi moderni eccetto Richard Nixon. Di questi giorni è visto un po’ meglio dagli americani con un indice di approvazione del quarantaquattro percento, solo un po’ meno di Barack Obama che ottiene il quarantasette percento.

In parte gli americani hanno dimenticato la disastrosa politica di Bush sia dal punto di vista economico come pure in campo internazionale. Inoltre il silenzio di Bush mantenendosi al di fuori della politica senza mai criticare Obama gli ha dato una certa rispettabilità. Poi l’emergenza dell’estremismo del Tea Party gli aggiunge una misura di repubblicano moderato mediante il contrasto. Rimanendo fuori dal dialogo politico ha reso Bush immune ai problemi del Paese ed ha aiutato non poco il Partito Repubblicano a conquistare la Camera dei Rappresentanti. Ciò è avvenuto perché gli elettori americani hanno cominciato ad addossare la colpa della situazione economica ai democratici quando invece le radici della crisi sono da trovare nell’amministrazione di Bush.

Il silenzio di Bush lo ricopre di un certo rispetto che si deve ad ogni ex presidente. La sua mancanza di partecipazione nella vita pubblica forma però un grande contrasto con gli altri ex presidenti viventi.
Il più ovvio è Bill Clinton che continua a partecipare in eventi politici a volte di partito ma spesso anche per il bene del Paese. Si ricorda facilmente la liberazione di due giornalisti americani dalla Korea del Nord nel 2009. Clinton ha anche cooperato con il presidente George Bush padre in attività di beneficenza. L’altro presidente vivente, Jimmy Carter, è anche lui molto attivo con le sue iniziative di pace ma anche di volontariato nella costruzione di case per i poveri mediante la sua collaborazione al gruppo Habitat for Humanity.

Il nostro Bush non ha una buonissima reputazione a livello internazionale. Bush è riuscito a distruggere tutta la buona volontà del mondo verso gli Stati Uniti subito dopo i tragici eventi dell’undici settembre. Riparare la sua immagine nel campo internazionale sarà difficile ma con il tempo forse è possibile.
Bill Clinton ha detto che il libro di Bush è interessante “dall’inizio alla fine” e che tutti, senza riguardo di persuasione politica, dovrebbero leggerlo.

I libri degli ex presidenti fruttano non pochi quattrini agli autori i quali spesso non ne hanno bisogno. Un’eccezione fu il libro di Grant. Negli ultimi anni della sua vita Grant e la sua famiglia si trovavano in una situazione economica molto precaria. Le sue memorie, completate poco prima della sua morte nel 1885, fruttarono alla sua famiglia più di 450.000 dollari. Fu inoltre uno dei pochi libri del genere con notevole valore letterario.

Domenico Maceri (dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

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