Bobby, eredità ideale per i giovani europei

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Presentata la nuova versione dei diari di Sands

di ROBERTA ANGELILLI*

Sono passati quasi 30 anni da quando Bobby Sands si è lasciato morire a soli 27 anni, dopo uno sciopero della fame di 66 giorni, seguito da altri nove prigionieri anche loro giovanissimi. Un gesto estremo per raccontare al mondo le condizioni disumane in cui vivevano i prigionieri politici nel famigerato carcere di Long Kesh, per lanciare un grido d’allarme sulla guerra civile che insanguinava l’Irlanda del Nord negli anni settanta. Il loro sacrificio ebbe l’effetto di scuotere le coscienze e di accendere i riflettori sulla questione nordirlandese.
Ma ci sono voluti quasi 40 anni per far ammettere a un primo ministro inglese le responsabilità dell’esercito di Londra sul Bloody Sunday di Derry, quando il 30 gennaio 1972 i paracadutisti inglesi spararono sui partecipanti a una manifestazione pacifica per i diritti umani uccidendo 14 civili.
E il 15 giugno scorso è stato proprio David Cameron, premier britannico nonché leader dei conservatori, a definire la strage del Bloody Sunday «ingiustificata ed ingiustificabile». «On behalf of the Government, indeed on behalf of our country, I am deeply sorry». Sono state commosse e lapidarie le parole pronunciate dal primo ministro a commento del rapporto Saville.

Quello di Cameron è stato un discorso storico. Un’ammissione di colpa tanto coraggiosa quanto poco ascoltata dai leader unionisti delle 6 Contee. Bastava, infatti, vedere la Bbc nei giorni del 12 e 13 luglio per scoprire che Belfast è ancora teatro di scontri di piazza, come sono ancora all’ordine del giorno i conflitti e le lacerazioni sociali tra protestanti e cattolici. C’è ancora molto da fare in Irlanda del Nord per avviare un autentico percorso di pacificazione, attento al dialogo tra le comunità, vigile sul rispetto dei diritti umani.
Per tutti questi motivi abbiamo voluto organizzare, il 15 luglio presso la sede italiana del Parlamento europeo, la presentazione del libro Diario di Bobby Sands, storia di un ragazzo irlandese (Castelvecchi Edizioni) con la curatrice della nuova versione, Silvia Calamati.

Un libro toccante, quello della Calamati che ci riporta a quei giorni di dolore, alla sofferenza di quegli uomini che non esitarono a lasciarsi morire per difendere diritti umani fondamentali, per difendere il loro sogno di libertà.
È un libro che ci aiuta a comprendere il senso di identità che animava i giovani nazionalisti irlandesi, il loro impegno per il loro popolo. Un libro che ci impone il “dovere della memoria”, per non dimenticare un pezzo di storia europea che deve far parte del patrimonio ideale delle giovani generazioni.

*Europarlamentare Pdl

Pubblicato su FareFuturo Magazine 20 luglio 2010

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