Elezione Usa: Romney, da moderato a estrema destra?

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di DOMENICO MACERI

“Mi piace il presidente Obama” ma non ha “nessun’idea su come creare posti di lavoro.” Ecco cosa ha dichiarato Mitt Romney al New York Times. Romney, candidato alla nomination presidenziale repubblicana nel 2008, si presenta come uno dei più papabili per la prossima corsa che non è ancora ufficialmente iniziata. Nel caso di Romney, però, gli indizi sono chiari che lui ci riproverà, essendo arrivato vicino al bersaglio la volta scorsa.

Ovviamente non sarà facile ma l’ex governatore del Massachusetts ha buonissime chance. A cominciare dalla raccolta di fondi nella quale è considerato al primo posto fra i possibili aspiranti all’opportunità di sfidare Obama l’anno prossimo.
Infatti, Romney è così efficiente con l’aspetto economico che ha persino speso non pochi quattrini ad aiutare altri candidati repubblicani con contributi. Il suo gruppo Free and Strong America ha già donato più di 300 mila dollari a candidati alla Camera ed al Senato quest’anno.
Romney sta usando il suo potere di raccogliere fondi per spianarsi il terreno al livello nazionale e crearsi alleanze con i leader in parecchie parti del Paese.

Il problema per lui dunque non sarà l’aspetto economico che è di vitale importanza nelle costosissime elezioni presidenziali americane. Per quanto riguarda le idee si tratta di un’altra cosa. Romney è visto da molti analisti come un candidato che farebbe qualunque cosa per vincere. Da governatore del Massachusetts fra il 2002 e il 2007 Romney ha firmato una legge sulla sanità del suo Stato che riflette in linea generale la riforma approvata dal governo americano l’anno scorso. Una delle caratteristiche principali di ambedue i programmi è la disposizione che obbliga tutti a comprare l’assicurazione medica.
Adesso però Romney vuole fare abrogare la riforma federale sulla sanità creandogli così l’immagine di “flip-flop”, politico voltafaccia secondo la situazione.

Questa instabilità di Romney si vede anche chiaramente con il suo spostamento a destra nelle sue posizioni sull’aborto e sul ruolo dei gay. Nell’elezione del 2008 Romney aveva iniziato la campagna presentandosi come un uomo di affari che sa creare posti di lavoro. Poi però si spostò sul campo sociale cercando di ricrearsi. Ebbe abbastanza successo riuscendo a vincere le primarie in 11 Stati con il 21% dei voti, classificandosi al secondo posto dopo John McCain.
Questi cambiamenti sono decisamente politici dato che per potere avere delle chance e vincere la nomination del suo partito Romney deve dirigersi agli elementi più conservatori. Questa svolta a destra è anche dimostrata dai legami e contatti di Romney. Recentemente ha ricevuto l’appoggio economico di David Koch, l’ultra conservatore magnate che ha anche supportato gruppi di estrema destra come i membri del Tea Party.

Una volta poi ottenuta la nomination del suo partito egli farebbe ciò che tutti i candidati sono costretti a fare e spostarsi verso il centro onde ottenere una buona percentuale degli elettori indipendenti che eventualmente decidono gli esiti finali.
Supponendo che Romney riesca a conquistarsi la nomina repubblicana dovrà ricrearsi e sottolineare le sue qualità positive per risolvere i problemi del Paese. Fin ad oggi si è limitato a dire che lui viene dal mondo degli affari e sa creare posti di lavoro. L’evidenza però non è apparente e Romney si limita a parlare in generalità. Una delle poche eccezioni è stata la sua recentissima proposta di offrire incentivi fiscali ad aziende americane che hanno esportato posti di lavoro altrove e riportare in patria le loro fabbriche.

La realtà è che Romney è fondamentalmente un repubblicano moderato il quale si è spostato a destra una volta uscito dalle acque Statali del Massachusetts, un Stato principalmente liberal.
In questo processo Romney ha seguito il Partito Repubblicano che si è spostato ulteriormente a destra, in parte per l’ascesa del gruppo dei Tea Parties, nato principalmente come reazione anti-Obama.
La sfida per i candidati repubblicani sarà quella di mantenere unito il partito durante le primarie e poi di sperare che l’economia non si riprenda. In caso contrario poco importerà chi sia il candidato repubblicano perché Obama diverrebbe imbattibile.

Domenico Maceri, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

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