Un’opinione eterodossa sull’Anno giubilare

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Che Francesco, Pontefice della Chiesa cattolica romana, si astenga dal giudicare i comportamenti delle persone, che rinnovi le richieste di perdono dei misfatti perpetrati – nel corso della bimillenaria storia della sua Chiesa -, che scenda finalmente dalla cattedra, non semplicemente per ascoltare, ma anche per aprirsi ad un dialogo, positivo, costruttivo e civile, con noi, suoi “infedeli”, non può che essere guardato con ammirata simpatia.

A mio parere, invece, non posso guardare con altrettanta ammirazione e simpatia alla definizione che il pontefice ha coniato dell’anno giubilare da lui indetto quando lo qualifica come “Anno della Misericordia”.

Beninteso è e rimane una qualificazione giustissima se viene riferita alle tesi teologiche proprie della Chiesa cattolico-romana, ma ritengo che non possa essere vista come una apertura alle esigenze del mondo contemporaneo e, tanto meno, alle esigenze della edificanda “Comunità civile ecumenica / Oecumenical Civil Commonwealth”.

Una Comunità civile di estensione geografica planetaria non ha bisogno della misericordia di un dio che, almeno per noi, è puro mistero. Di fronte al mistero della vita – e dell’universo di cui pure siamo impercettibile parte – noi ci muoviamo a fatica per organizzarci al meglio come popolazione terrestre.

Per quanto prodigiosi siano stati – e continuino ad essere – i progressi della sensibilità morale, del pensiero, della scienza e della tecnologia, tuttavia il cono di luce – nel quale l’umanità, a stento, si muove, agisce e opera – rimane sempre terribilmente parziale.

Tutto quello che ci può confortare è solo la nostra reciproca comprensione, il nostro reciproco sforzo di solidarizzare con degli interlocutori di cui facciamo fatica a capire, accettare e condividere risorse, interessi, sentimenti, convinzioni e gusti. La misericordia, potrà anche essere un atteggiamento civile di un Dio che dovrebbe infondere la sua forza nell’universo multi-galattico, e ben venga la sua “misericordia”, sempre meglio della brutalità, dell’incivile criminalità di un Dio terribile – non certamente nostro – che minaccia di incenerimento noi e tutti quelli che dovrebbero adorarlo per pura paura del suo terrore e del suo “terrorismo”!

Quello di cui, noi fragili esseri umani, tra di noi, abbiamo estremamente bisogno è la nostra reciproca disponibilità di salvarci insieme, la disponibilità a vivere insieme e insieme organizzare e gestire questa complessa ma necessaria “comunità civile planetaria” che solo una volontà civile comune può consentirci di costruire e a far vivere nei secoli a venire.

Di fronte al rischio di auto-annientamento del genere umano – perché di questo si tratta! – di fronte alle patologie climatiche del pianeta solo la coesione civile degli esseri umani ci può salvare.

Mi spiace per i sentimenti encomiabili di Papa Francesco ma la semplice misericordia, per quanto possa essere generosa, non salva nessuno: né il miserando, né il misericordioso; né il povero Cristo, né il ricco epulone!

 

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