Pari Opportunità: no ai pettegolezzi, sì alle politiche serie

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di Luca Bolognini

Per “pari opportunità” si deve intendere (come previsto anche nelle norme sulle competenze del Dipartimento) non solo questione femminile o infantile e, in Italia, questo si fatica a far comprendere.

Il vortice di pettegolezzi che ha coinvolto vari personaggi pubblici, tra cui il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, ha del paradossale: si insinuano maldicenze, si punta il dito verso comportamenti che, se mai fossero veri, per taluni non sarebbero né etici né politici, ci si indigna e si chiedono dimissioni sulla base di voci e di eventuali rapporti sentimentali in corso. Assistere a questo show è deprimente e ci vuole un po’ d’ordine e di buon senso per non cadere nel grottesco contro l’interesse del Paese.
Le considerazioni da formulare sulla vicenda sono, a mio parere, semplicemente tre, due generali di metodo e la terza specifica di merito sulle politiche del ministro, e non hanno a che fare né con la ipotetica (dell’irrealtà) verità delle dicerie, che personalmente considero palesemente false e puerili, né con ragionamenti da “legale di parte” (non mi annovero tra i “fans” della dottoressa Carfagna).

Innanzitutto, e partiamo dal metodo generale senza riferimenti specifici a singole persone, a dover giudicare le moltissime donne illustri che nella storia (italiana o di altri paesi) hanno ricoperto ruoli di rilievo politico intrattenendo relazioni, amicizie o semplici rapporti di stima e familiarità con leader uomini, non si finirebbe più di riscrivere la storia stessa secondo criteri moralistici, ipocriti, non oggettivi e ingenuamente apolitici. Basta leggere il bel libro di Ritanna Armeni, Prime Donne, per scoprire quante e quali siano state le signore di potere legate anche dai sentimenti a uomini di stato, potenti prima di loro ma non per forza “meglio di loro”. Affermare che in USA Clinton fu incriminato per affari analoghi è dire una cosa al contempo sbagliata e fuori luogo (non fu certo, quella vicenda, un fiore all’occhiello della sana democrazia americana e ricordo molti italiani assai scettici sulle strambe accuse che furono mosse al bravo Presidente Bill).

In secondo luogo, siamo sempre nella metodologia, cercare di responsabilizzare politicamente – e quindi di delegittimare – un Ministro o un intero governo per ragioni sentimentali (senza la benché minima configurazione di reati o altri illeciti) pare più uno spettro di tempi per fortuna andati, un bieco escamotage da parte di altri poteri e interessi, un tentativo non trasparente di condizionare il sistema pubblico attraverso mezzucci opachi/borderline di cui davvero, in Italia, non sentiamo il bisogno (tra l’altro, visto che già non “ce la passiamo bene”, proprio per evitare un’overdose di anti-politica). La violazione della privacy e dell’intimità comporta una lesione dei diritti fondamentali delle persone: meno privacy per chi è personaggio pubblico non può significare suo annullamento, non può consentire di disapplicare ai politici i principi di tutela della dignità degli esseri umani. Ragionare in quella maniera vorrebbe dire essere rimasti indietro di 60 anni, oppure almeno di 16. Insomma, si sbaglia strada, si manca completamente l’obiettivo – se l’obiettivo vuole essere migliorare la situazione del nostro paese anche mediante una critica costruttiva alle azioni di governo o di alcuni ministri.

E siamo al terzo rilievo, quello specifico sul merito politico del ministro. Messi da parte i capricciosi rigurgiti di moralismo o di furbo e strisciante populismo antagonista, non si sente parlare di ciò che più importa: Mara Carfagna come sta operando in materia di parità e pari opportunità? Siamo agli inizi, certo, ma vale la pena di ragionarci: per riportare il confronto su binari politici e per cercare di suggerire provvedimenti sensati.
Abbiamo letto in questi giorni di un progetto di legge sulla prostituzione, che mirerebbe a colpire gli sfruttatori, a ridurre il degrado pubblico, a proteggere l’universo femminile. Inoltre, il Ministro ha avviato una commissione di studio sui temi del diritto di accesso alla sanità (che deve valere per tutti e non solo per chi può permettersi una cura privata). Infine, una proposta di istituzione del Garante per l’infanzia. Chapeau, questi sono buoni passi se non restano a livello embrionale.
Certo non bastano. Per “pari opportunità” si deve intendere (come previsto anche nelle norme sulle competenze del Dipartimento) non solo questione femminile o infantile e, in Italia, questo si fatica a far comprendere. Si dovrebbero interpretare come politiche per le pari opportunità quelle mirate contro le discriminazioni basate su fede, età, disabilità, etnia e via dicendo: quindi contro i diversi pesi e misure che siano iniqui se analizzati nell’ottica dei principi costituzionali (in particolare degli artt. 3, 37, 51 e 117 della Costituzione) e dei diritti fondamentali degli individui.
Se questo è vero, allora non è un caso sfortunato che il Ministero-Dipartimento sia collocato, senza portafoglio, in seno alla Presidenza del Consiglio: proprio in virtù di questo posizionamento “light”, come accade per le Politiche Giovanili, il Ministro per le Pari Opportunità dovrebbe interessarsi delle azioni di governo nel loro complesso, intervenendo ad arricchire il confronto e la gestazione normativa nelle competenze di ogni collega d’esecutivo ogniqualvolta un dl o un ddl coinvolga tematiche sensibili in materia di uguaglianza e parità.

Ecco, su questo terreno (e non su altri, futili e decadenti piani) il Ministro va, a mio parere, monitorato, valutato con costanza e spronato a maggiori presenza, coraggio e creatività. Cosa ne pensa Carfagna dello sfacelo e dei disegni di riforma della scuola e dell’università in Italia? Quali idee difende e porta avanti per innescare meccanismi di meritocrazia e premialità dei talenti nel sistema della pubblica istruzione e della ricerca, ne ha discusso apertamente con Gelmini e magari con Roger Abravanel? E’ d’accordo con l’abolizione del valore legale del titolo di studio? Come intende combattere, di concerto con il Ministro del Lavoro e con la brava collega alle Politiche Giovanili, lo sbilanciamento di precarietà e assetti pensionistici a tutto danno delle nuove generazioni? Sta facendo qualcosa per introdurre le sacrosante liberalizzazioni delle professioni che aprirebbero il mercato a tanti giovani? Quali annotazioni ha fatto pervenire al Ministro dell’Interno a commento della proposta – censurabile se discriminante su base etnica ma indubbiamente mirata a contrastare un problema reale di emarginazione e degrado – di schedatura dei minori nei campi nomadi per motivi di sicurezza? Che ne dice del digital divide che ancora isola molte zone italiane, non consentendo a tutti i cittadini un uguale accesso alle risorse tecnologiche e di internet e quindi a parecchi servizi indispensabili in una società civile e aperta?
Ha il Ministro per le Pari Opportunità in programma di promuovere tavoli inter-ministeriali su questi temi bollenti – e decisivi per il nostro futuro – per contribuire saggiamente all’evoluzione normativa italiana?

Queste le domande da porre. E’ ancora troppo presto per giudicare, ma abbastanza tardi per esortare chi governa (uomo, donna, giovane, vecchio, bello, brutto che sia) ad essere più incisivo, a sentire l’onere e non solo l’onore di poter influire sul futuro di una nazione immobile, indebitata, fossilizzata, gerontocratica e attaccata alle rendite e ai buoni partiti.
Altro che gossip e invasioni fantasiose della sua sfera privata, Carfagna non ci pensi, anzi “reagisca”: invadere la sfera pubblica dei suoi colleghi, consapevolmente e responsabilmente, dovrebbe essere la regola di un siffatto ministero.

Luca Bolognini
portavoce nazionale di Coalizione Generazionale Under-35
luca@lucabolognini.it
www.coalizionegenerazionale.it

Pubblicato su AffariItaliani.it

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