Sulla libertà

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di Piero Sampiero
Un interessante post di L. Ghersi, dal titolo “La libertà secondo Croce” è stato pubblicato su “il Legno Sorto”, aprendo una discussione interessante sul tema del liberalismo.

L’articolo prende le mosse dall’atteggiamento un po’ spocchioso nei confronti del filosofo da parte di alcuni intellettuali empiristi come Piero Ostellino e Raffaello Morelli, i quali si attengono ad un costume anglosassone e pragmatico, rifuggendo dalle speculazioni teoriche sul concetto di Libertà ritenute evidentemente superate.

Personalmente considero Croce ancora attuale e la sua intuizione sulla libertà (e sul liberalismo) come “categoria dello spirito” brillante ed indistruttibile.

Si tratta ormai di un principio classico, universale.

Ostellino e Morelli, rispettabili quanto si vuole, nella ricerca di un’alternativa moderna e per così dire a la page, nascondono un innaturale complesso d’inferiorità nei confronti della critica positivista e marxiana, che impose la parola d’ordine anti-crociana dal secondo dopoguerra in poi, scomunicando studiosi ed intellettuali, che osavano ancora, seppure timidamente, fare ricorso al pensiero del filosofo, sia in campo estetico che politico.

Oggi è però chiaro a tutti come non ci si possa accontentare dell’empirismo di stampo anglosassone, né di formule ambigue, incarnanti magari la figura dell’ircocervo, ma sia indispensabile attingere, per costruire su solide basi una cultura fondata sulla dignità individuale e l’autodeterminazione del popolo, fra gli altri, agl’insegnamenti dell’idealismo, depurati ovviamente dalle scorie del tempo andato.

Un’impostazione speculativa, che si ritrova correttamente esposta nell’ultimo libro di Marcello Pera.

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